sabato 10 novembre 2007

I manifesti dell'astensione (e per un voto "libero" )


Pubblichiamo oggi i manifesti dell'astensione .Abbiamo illustrato tutte le ragioni che ci spingono ad aderire a questa scelta che consideriamo utile e criticamente importante. Invitiamo i colleghi che comunque vogliano esprimere il loro voto a concentrare i propri consensi solo sui colleghi che non abbiano manifestato disprezzo ,ma positivo interesse verso le questioni che abbiamo posto e delle quali siamo fortemente convinti e si impegnino precisamente in tal senso . Dal 14 novembre illustreremo le nostre iniziative di comunicazione e di riforma.




INVITO ALL’ASTENSIONEalle elezioni per il rinnovo del Comitato Direttivo Centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati dell’11/13 novembre 2007La gravissima crisi della giustizia invoca che, in tempi brevissimi, il C.S.M. sia pienamente restituito – per incidenza e autorevolezza – al suo ruolo istituzionale.Perché ciò accada è necessario che l’A.N.M. non costituisca copertura delle logiche di appartenenza nel C.S.M. e che si adoperi perché le correnti divengano sempre più spazio di elaborazione culturale e sempre meno luoghi di gestione di potere.I sottoscritti magistrati, appartenenti a diversi orientamenti culturali (e alcuni anche iscritti a gruppi e correnti diverse), ritengono dunque assolutamente necessario un segno forte di protesta che invochi forte discontinuità rispetto alle prassi sin qui seguite dal C.S.M. e dall’A.N.M..Ciò che i sottoscritti magistrati si propongono non è la creazione di un nuovo “soggetto politico”, ma la dismissione delle prassi negative che vanno sotto il nome di “correntismo”.A tal fine propongono che la protesta assuma la forma dellaASTENSIONE DAL VOTOin occasione delle prossime elezioni per il rinnovo del Comitato Direttivo Centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati.Un’astensione che:- non vuole creare nuova appartenenza mediante la formazione di nuovi gruppi associativi;- non è funzionale alla candidatura ad alcunché di nessuno tra i sottoscrittori né al sostegno ad alcuna candidatura altrui;- non è contro l’A.N.M. ma per provocare nell’A.N.M. una profonda riflessione autocritica.

I Promotori:
Stefania Barbagallo (Sost. Procuratore della Repubblica presso il Trib. per i Minorenni di Catania)Domenico De Biase (Giudice del Tribunale per i Minorenni di Roma)Tomaso Epidendio (Giudice del Tribunale di Milano)Felice Lima (Giudice del Tribunale di Catania)Stefano Racheli (Sost. Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Roma)Stefano Sernia (Giudice del Tribunale di Lecce)Maria Teresa Spagnoletti (Giudice del Tribunale per i Minorenni di Roma)Lavinia Spaventi (Giudice del Tribunale di Sorveglianza di Roma)

L'adesione del Comitato XXVI Novembre
dal Comitato XXVI NovembreIl Comitato XXVI Novembre, in merito alle prossime elezioni per il rinnovo del Comitato Direttivo Centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati, rileva quanto segue:- abbiamo in più occasioni messo in evidenza alcune tra quelle che, a nostro avviso, costituiscono le principali disfunzioni dell’attuale assetto dell’Associazione Nazionale Magistrati;- abbiamo sottolineato l’importanza di un rigido statuto di incompatibilità, volto ad impedire che chi debba ricoprire ovvero abbia ricoperto cariche all’interno dell’A.N.M. possa transitare, senza soluzione di continuità, da e verso organismi istituzionali le cui prerogative li collocano in posizione di obiettivo conflitto di interessi rispetto alla funzione di rappresentanza della categoria, che l’A.N.M. dovrebbe svolgere;- abbiamo altresì lamentato l’assenza di una sincera dialettica democratica in seno all’A.N.M., dovuta alla “coabitazione forzata”, all’interno della Giunta Esecutiva Centrale (il “governo” dell’associazione), di tutte le correnti elette al Comitato Direttivo Centrale (il “parlamentino” dell’A.N.M.), coabitazione che finisce con il favorire una sempre più marcata autoreferenzialità della classe dirigente, venendo meno la fondamentale funzione di controllo affidata alle opposizioni;- riteniamo, pertanto, che oggi l’A.N.M. non possa che svolgere una attività di rappresentanza delle istanze dei soci scarsamente efficace, e che in questo attuale contesto un atto come l’esercizio del voto sia suscettibile di produrre mutamenti solo apparenti, potendo incidere unicamente su equilibri tutti interni al sistema di governo, che resterebbe pur sempre affrancato da qualunque forma di verifica, e che sconterebbe le difficoltà di sempre nei delicati rapporti con le istituzioni esterne all’A.N.M..Per queste ragioni, dichiariamo la nostra adesione alle proposte di astensione dal voto, da più parti avanzate, non già nella presunzione, né tanto meno con l’auspicio, di delegittimare l’A.N.M. - convinti, come siamo, che alla fine conteranno, come è giusto che sia, i voti espressi e non certo i consensi negati, che mai potrebbero rappresentare un risultato di cui appropriarsi - bensì unicamente per rappresentare, qui ed ora, il nostro disagio e, al contempo, la nostra speranza che in futuro il nostro voto acquisti un maggior peso nella determinazione degli equilibri dell’Associazione.(decisione del direttivo del Comitato, adottata il 9 ottobre 2007)Napoli, 11 ottobre 2007Il segretarioSergio Palmieri

Perché ci asteniamo
di Giuseppe Saieva(Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma)Abbiamo più volte apertamente ribadito di non essere più disposti a tollerare che una lobby di poche decine di magistrati, attraverso il controllo del C.S.M. e dell'A.N.M., continui a condizionare tutta la nostra vita professionale, dall'inizio dell'uditorato al pensionamento.Non è stato per noi difficile far convergere su posizioni fortemente critiche e di conseguente rottura il consenso di quei colleghi che, di fronte alle solite logiche dell'appartenenza, non sono più disposti a lasciarsi guidare per mano alle prossime scadenze elettorali fino al seggio, per conferire l'ennesima delega in bianco a coloro che vogliono perpetuare le posizioni di potere e di privilegio conseguite, rinnovando così quella polizza assicurativa che li metterebbe al riparo da rischi disciplinari, da pericolosi isolamenti o ghettizzazioni e che all'occorrenza consentirebbe loro di formulare una qualsiasi istanza senza inutile dispendio di tempo e di energia.Non molti hanno dimostrato la propria disponibilità a disperdere i frutti di ciò che hanno seminato nel corso degli anni, prestando sempre adesione incondizionata alle decisioni dei leaders correntizi, recandosi puntualmente ad acclamare i candidati "prescelti", non lesinando pubblicamente parole di stima e di approvazione, ma riservandosi di esprimere solo in privato con i colleghi più fidati qualche parola di malcelata disistima o delusione. Abbiamo escluso - in quanto meramente utopistica - l'idea di poter battere le oligarchie correntizie, sfidandole a confrontarsi in una conta democratica e abbiamo concordato sul fatto che la proposta astensionistica fosse l'unica strada percorribile per denunciare pubblicamente il nostro dissenso e la nostra protesta.Abbiamo approvato e sostenuto, con convinzione, che l'astensione dalle consultazioni elettorali fosse, da un lato la logica conseguenza dell'indifferenza, della disaffezione e del distacco maturati per gli apparati correntizi e, dall'altro, il modo più efficace per manifestare apertamente il nostro dissenso nei confronti degli apparati e dei loro canditati, scelti solo apparentemente nelle assemblee dalla base, ma, di fatto, da tempo individuati, cooptati e lasciati maturare, per imparare adeguatamente il "mestiere" e poter dare al contempo buona prova di affidabilità.Abbiamo approvato e sostenuto la scelta astensionistica, attribuendole il valore di un autentico schiaffo a chi da sempre, oltre a mantenere intatto il controllo totale del sistema, ha dimostrato grande attenzione nel mantenere il sistema stesso assolutamente compatto, almeno in apparenza, scongiurando spaccature all'interno della magistratura per non indebolire l'immagine dell'ordine giudiziario e soprattutto la rappresentatività all'esterno dei vertici associativi.Siamo tuttora fermamente convinti che un grande successo astensionistico evidenzierebbe la crisi di rappresentanza degli apparati e la difficoltà per gli stessi di poter rappresentare da soli l'intera corporazione come un monolito in grado di resistere a qualsiasi attacco esterno.L'unanimità delle opinioni all'interno della magistratura è una presunzione semplice, elevata a dignità di postulato dalle oligarchie correntizie.
APPELLO A TUTTI I COLLEGHI
Fatti recenti, che hanno visto ancora una volta la magistratura oggetto di attacchi indiscriminati, che ne hanno ripercorso la storia in un'unica direzione di delegittimazione e squalificazione non più tollerabile, impongono con urgenza iniziative per la riaffermazione della nostra identità istituzionale.
Ho conosciuto, in un osservatorio certamente ampio quale quello degli Uffici Giudiziari di Roma, moltissimi magistrati degni di ogni stima e ritengo che nessuno meriti il continuo linciaggio cui si viene sottoposti in una visione che scorrettamente accomuna tutti nello stesso giudizio di estraneità al contesto istituzionale riguardante deviazioni e strumentalizzazioni e sovraesposizioni assolutamente estranee alla formazione ed alla coscienza di tanti.
La sistematica elusione delle istanze per un adeguato esercizio delle attività giurisdizionali secondo criteri di efficienza e di efficacia ed in condizioni strutturali ed organizzative idonee a consentire tempestive risposte alle esigenze di giustizia dei cittadini, ha trovato espressione anche nel nuovo Ordinamento Giudiziario, che, al di là degli opportuni interventi riparatori di quello precedente, si è limitato a rimarcare la sostanziale burocratizzazione e gerarchizzazione della funzione fulcro politico della riforma Castelli, con l'acquiescenza dell'Associazione ed il silenzio dei commentatori sugli aspetti più significativi del provvedimento.
La magistratura non può più permettere che le proprie sorti siano affidate a forme di rappresentanza inadeguate, che per troppo tempo hanno sostanzialmente consentito quelle deviazioni e strumentalizzazioni e sovraesposizioni ed hanno determinato, per il perseguimento di obiettivi estranei ai veri interessi della collettività, una progressiva diminuzione delle garanzie costituzionali di indipendenza della funzione giurisdizionale, unico incontestabile presidio per un'ordinata convivenza civile.
Sorgono ora diverse iniziative di protesta nei confronti delle degenerazioni del "correntismo", credibili o meno nelle origini e nelle intenzioni, che rischiano di essere travolte dall'ondata di antipolitica che sembra invadere il Paese, e con questo pretesto sono oggetto degli strali delle dirigenze associative: il Presidente del Consiglio, di fronte al crescere della ribellione, ha detto che la società civile non è migliore della classe politica e forse ha ragione, ma questa considerazione non potrà mai riguardare quella magistratura che faticosamente svolge la propria funzione nonostante tutto ed in questa identità rivendica il proprio diritto alla parola e, soprattutto, al rispetto.
Cosa fare dunque? Gli statuti vigenti prevedono metodi e logiche che di fatto restringono gli spazi per un proficuo dibattito ed avviliscono le individualità, ed allora, per cominciare, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, esprimete il vostro dissenso, in qualunque forma riteniate di farlo, per esempio votando diversamente da come vi viene consigliato o non votando affatto, per poi, ancora più efficacemente, partecipare direttamente alla vita associativa e concorrere ad altre più concrete iniziative che ci consentano di raggiungere le condizioni per una dignitosa vita professionale in tutti i suoi aspetti.
Catia Summaria
, Sostituto Procuratore - Procura della Repubblica- Roma

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