giovedì 22 novembre 2007

Deontologia istituzionale e controllo dei controllori


Leggiamo sulla stampa di oggi: “Una carta dei doveri per il Csm? Bocciata. Il Consiglio superiore della magistratura ha detto no ad una risoluzione che voleva introdurre il codice deontologico per i consiglieri e che chiedeva ai togati di evitare di privilegiare nelle loro decisioni logiche correntizie ed ai laici di far prevalere logiche partitiche.
Immediata la polemica, con i togati di sinistra che accusano:”la maggioranza del Consiglio ha dimostrato di non voler affrontare seriamente il problema delle degenerazioni correntizie, al di là delle mere declamazioni”.
La notizia ci è parsa a dir poco curiosa , suscitando in noi tutta una serie di dubbi e di interrogativi che mai prima d’ora ci avevano sfiorato.
1. Ma quando mai il nostro organo di autogoverno ha violato norme di deontologia istituzionale?
2. Ma chi mai ha proposto addirittura l’approvazione di un codice deontologico per imporre la massima correttezza ai componenti di un organo che ha sempre agito nella più assoluta trasparenza ed indipendenza?
3. Non ignoriamo che talvolta sono state lanciate accuse di “sviamento di potere” da taluno nei confronti di altri con riferimento a qualche decisione poi finita sul tavolo del giudice amministrativo, ma ogni gruppo ha sempre respinto qualsiasi accusa rimandandola al mittente.
4. Le logiche correntizie e dell’appartenenza non albergano all’interno del Palazzo dei Marescialli e ci stupiamo che qualcuno abbia sentito l’esigenza di dire al vicino o al dirimpettaio di banco “anche tu, come io ho sempre fatto (o comunque mi impegno a farlo in avvenire) devi decidere prescindendo da qualsiasi logica correntizia”.

Ma l’interrogativo più inquietante è il seguente: nel caso in cui ,melius re perpensa ,un simile codice deontologico dovesse essere introdotto, come potrebbe riconoscersi e soprattutto accertarsi che in questa o quella decisione siano prevalse logiche correntizie, piuttosto che il pubblico interesse?
E soprattutto chi dovrebbe accertarlo?
Forse un ennesimo garante?
E con quali regole dovrebbe assicurarsi la massima trasparenza?
Forse ipotizzando casi di astensione da parte dei componenti eletti dal decidere questioni riguardanti i loro diretti elettori? Non può escludersi. Né osterebbe la segretezza del voto per la scelta dei componenti del C.S.M., visto che elezioni sono sempre precedute da pubbliche acclamazioni assembleari correntizie.

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