sabato 27 ottobre 2007

Un dissenso alternativo (di Catia Summaria)


Fatti recenti, che hanno visto ancora una volta la magistratura oggetto di attacchi indiscriminati, che ne hanno ripercorso la storia in un'unica direzione di delegittimazione e squalificazione non più tollerabile, impongono con urgenza iniziative per la riaffermazione della nostra identità istituzionale.

Ho conosciuto, in un osservatorio certamente ampio quale quello degli Uffici Giudiziari di Roma, moltissimi magistrati degni di ogni stima e ritengo che nessuno meriti il continuo linciaggio cui si viene sottoposti in una visione che scorrettamente accomuna tutti nello stesso giudizio di estraneità al contesto istituzionale riguardante deviazioni e strumentalizzazioni e sovraesposizioni assolutamente estranee alla formazione ed alla coscienza di tanti.

La sistematica elusione delle istanze per un adeguato esercizio delle attività giurisdizionali secondo criteri di efficienza e di efficacia ed in condizioni strutturali ed organizzative idonee a consentire tempestive risposte alle esigenze di giustizia dei cittadini, ha trovato espressione anche nel nuovo Ordinamento Giudiziario, che, al di là degli opportuni interventi riparatori di quello precedente, si è limitato a rimarcare la sostanziale burocratizzazione e gerarchizzazione della funzione fulcro politico della riforma Castelli, con l'acquiescenza dell'Associazione ed il silenzio dei commentatori sugli aspetti più significativi del provvedimento.

La magistratura non può più permettere che le proprie sorti siano affidate a forme di rappresentanza inadeguate, che per troppo tempo hanno sostanzialmente consentito quelle deviazioni e strumentalizzazioni e sovraesposizioni ed hanno determinato, per il perseguimento di obiettivi estranei ai veri interessi della collettività, una progressiva diminuzione delle garanzie costituzionali di indipendenza della funzione giurisdizionale, unico incontestabile presidio per un'ordinata convivenza civile.

Sorgono ora diverse iniziative di protesta nei confronti delle degenerazioni del "correntismo", credibili o meno nelle origini e nelle intenzioni, che rischiano di essere travolte dall'ondata di antipolitica che sembra invadere il Paese, e con questo pretesto sono oggetto degli strali delle dirigenze associative: il Presidente del Consiglio, di fronte al crescere della ribellione, ha detto che la società civile non è migliore della classe politica e forse ha ragione, ma questa considerazione non potrà mai riguardare quella magistratura che faticosamente svolge la propria funzione nonostante tutto ed in questa identità rivendica il proprio diritto alla parola e, soprattutto, al rispetto.

Cosa fare dunque? Gli statuti vigenti prevedono metodi e logiche che di fatto restringono gli spazi per un proficuo dibattito ed avviliscono le individualità, ed allora, per cominciare, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, esprimete il vostro dissenso, in qualunque forma riteniate di farlo, per esempio votando diversamente da come vi viene consigliato o non votando affatto, per poi, ancora più efficacemente, partecipare direttamente alla vita associativa e concorrere ad altre più concrete iniziative che ci consentano di raggiungere le condizioni per una dignitosa vita professionale in tutti i suoi aspetti.


Catia Summaria (Sostituto Procuratore - Procura della Repubblica- Roma)

1 commento:

GC ha detto...

Pubblichiamo l'appello di Catia Summaria ,al quale Controcorrente in pratica ha già aderito .. siamo convinti che oggi più che mai il dissenso è il vero presupposto del pluralismo autentico.
Vorremmo sentire più voci discutere e daremo voce a chi la chiede..