martedì 23 ottobre 2007

Indipendenti ? No grazie.

Ma come sono mutevoli le strategie di rinnovamento correntizio!
Appena qualche anno fa i signori di talune correnti, avendo percepito che un rinnovamento seppur parziale dei propri rappresentanti sarebbe stato accolto con favore da chi auspicava il superamento delle logiche di occupazione permanente di tutti gli spazi istituzionali ed associativi, hanno cercato di dimostrare di poter rinunciare a qualche “poltroncina”, offrendo alcune candidature a colleghi cosiddetti indipendenti, ossia non iscritti, né aderenti ad alcuna corrente (pur se “di area”), conseguendo così il risultato di reclutare colleghi incerti che in tal modo finivano col perdere la propria verginità associativa, di creare nuovo interesse intorno ad elezioni dall’esito sempre più scontato e (perché no?) di pescare nuovi consensi tra i non allineati disposti a votare colleghi che fino a quel momento non si erano lasciati attrarre dalle logiche dell’appartenenza.
Colleghi comunemente stimati e privi di compromissioni correntizie hanno così ceduto alle lusinghe di coloro che offrivano loro un attestato di stima e la possibilità concreta di verificare il proprio gradimento, magari nella prospettiva di potere aspirare ad altri riconoscimenti politici o istituzionali di maggiore consistenza.
Ma l’operazione facce pulite si è dimostrata un’autentica delusione per i candidati indipendenti, eletti sì, ma mandati a rappresentare nell’ambito di un organo privo di particolare rilevanza (la giunta esecutiva sezionale) correnti che per quel tipo di incarico non ritenevano necessaria la presenza di un militante o di un semplice iscritto.
Nessuna delusione viceversa per le correnti che si sono fregiate del merito di avere aperto le proprie liste agli indipendenti (almeno per una volta).
Ovviamente non era il caso di ripetere l’esperienza: un conto era la giunta sezionale ed altro conto è il comitato direttivo centrale.
Nessuno rinuncerebbe ad una poltrona di rilevanza nazionale. Avranno pensato: si può anche cedere qualche posto, purchè si tratti di uno “strapuntino” nelle giunte sezionali; per le “poltrone” e le “poltroncine” non è il caso di rinunciare ad alcunché, né di rischiare prese di posizione divergenti dalle sperimentate logiche consociative.
Così tutto torna “come prima”, anzi “meglio di prima”.

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