giovedì 4 settembre 2008

RIFORME APPARENTI E VENTI (DI GUERRA)


Come era largamente prevedibile sorrisi e aperture - manifestate con grande enfasi al congresso della ANM – hanno lasciato spazio a progetti di riforma preoccupanti quanto improvvisati e soprattutto poco trasparenti anche se annunciati con effetto .

I magistrati –pm e giudici-sono additati insieme come unici responsabili dello sfascio del sistema giudiziario ,lasciato a sé stesso senza speranze e senza risorse da una politica incapace di ascoltare e di capire ,anzi fin troppo attenta a cogliere l’occasione per “riformare” le istituzioni senza tener conto dei valori costituzionali in gioco ,col pretesto di “venir incontro” alle esigenze dei cittadini ed in realtà attenta solo a riacquistare un ruolo centrale e decisorio nel “governo” della magistratura . La magistratura tutta va così prima di tutto ricondotta ad un ruolo statico e marginale nei confini di rigida applicazione delle norme , se possibile non deve più rivendicare la propria indipendenza ,ma deve essere soggetta non alla legge ma alle esigenze del popolo sovrano ,magari diventare d’ora in poi proprio manifestazione “di popolo” ,espressione diretta del popolo stesso anziché antiquata forma burocratica di esercizio di un “vecchio” potere che non convince più nessuno.
I magistrati vanno “reindirizzati” ,non è bastata evidentemente tutta una riforma dell’ordinamento giudiziario che per la prima volta nella storia italiana ha consentito valutazioni disciplinari nel merito dei provvedimenti giudiziari ,ha riorganizzato (ed è stato un ritorno al passato) gli uffici del pubblico ministero secondo un modello gerarchico e rigido ,con buona pace dei richiami impropri e generici alla memoria di Giovanni Falcone . Bisogna fare di più : giudici se possibile timidi davanti al potente di turno e Pm “separati” e soprattutto ricondotti all’ordine gerarchico cioè ossequiosi e soprattutto “discreti” e comunque meglio se letteralmente seppelliti dai processetti ,esattamente come Falcone in vita,meglio ancora se inesorabili con ladri di galline e ovviamente muti e ossequiosi se qualcuno alza la voce ,o se ha le spalle ben coperte.

La prospettiva è una giustizia dove il principio dell’eguaglianza solennemente declinato e declamato nelle aule giudiziarie finisca per essere relativo ,come tutto poi il giusto e l’ingiusto ,il vero e il falso ,il morale e l’immorale . Tutto è relativo ed anche la giustizia dovrà adeguarsi .

I magistrati sono allora indicati come “fannulloni” istituzionali e qualche volta ,neanche tanto indirettamente come veri e propri eversori in toga ,maionese impazzita di un sistema giudiziario ormai degenerato per cui “sistemandoli” a dovere il sistema stesso ritroverebbe magicamente coerenza e funzionalità ,sono loro -a parere di tutti ,o almeno della maggioranza delle opinioni che contano- gli ingranaggi bloccati che debbono essere revisionati e se possibile sostituiti per fare funzionare la macchina della giustizia ,peraltro da loro ingolfata non certo da un sistema di leggi sostanziale e processuale dove al sovrabbondante numero delle norme corrisponde una varietà di meccanismi procedimentali che non ha eguali al mondo,in barba ai ben noti “classici” principi Chiovendiani della “concentrazione-oralità-immediatezza” .Ma si sa ,citarli è inutile ,e poi chi si ricorda di Giuseppe Chiovenda oggi?
Meglio il modello di Forum alla TV ,meglio il Pm americano che si vede nei telefilm a Los Angeles o New York ,quello sì che è un modello funzionale . E peraltro tutti i riformisti dimenticano di dire che nel modello americano il giudice non giudica le responsabilità ,perché quello è il compito di una giuria popolare (sulla cui legittimazione senza pregiudizi combattono lungamente accusa e difesa) ,negli Stati Uniti il giudice applica la pena adeguata e basta ,e le critiche smodate cui siamo abituati ormai ad assistere quotidianamente sarebbero qualificate come oltraggiose (oltraggio alla Corte) . Il Pm viene eletto a furor di popolo e promette tolleranza zero o tolleranza uno ,due o tre a seconda della propria base elettorale ,e sarebbe anche opportuno introdurlo al più presto in Italia ,qualcuno suggerisce.
Ora al di là di ogni valutazione di merito sui modelli giudiziari ,resta il fatto che nessun modello organizzativo –pur funzionale che appaia - può realisticamente essere introdotto senza notevoli costi (economici) e senza problematiche strutturali e procedimentali complesse (dotazione immediata di mezzi e strutture e di personale oggi nella medesima amministrazione) che finirebbero per mettere ancora più in crisi un sistema giudiziario già di per sé rallentato.
Ci vuole un forte senso di masochismo per immaginare riforme così impegnative in condizioni complessive così miserevoli ,anche a non voler considerare i pur rilevantissimi profili di coerenza e legittimità costituzionale.
Il vero problema è allora stabilire “insieme” priorità immediate ,ed affrontarle subito in modo condiviso ,individuando rimedi chiari come la depenalizzazione dei reati minori,l’introduzione di pene alterative non detentive,moduli processuali più solleciti per i reati di maggior allarme sociale ,forme di mediazione ,semplificando ove possibile i bizantinismi processuali e introducendo sistemi avanzati di comunicazione “sicuri” .
Nel processo penale e civile solo la semplificazione delle procedure (riforma a costo zero) potrebbe avere effetti straordinari . Ma pochi colgono il senso di queste semplici esigenze ,quello che conta è il colpo ad effetto il rimedio “storico” alla crisi del sistema .
I magistrati sono “ordinari” anche se straordinario è il loro senso del dovere e del servizio ,che li porta a sobbarcarsi spese e ruoli impropri (qualcuno tra i consueti opinionisti della riforma ha mai assistito ad un giudizio civile ? E come reagirebbero i medici se fossero chiamati insieme ad organizzare gli ospedali e fare da infermieri e portantini ? Chi sa che il livello delle risorse umane e strutturali assegnate all’amministrazione della giustizia è il più basso di sempre ? ).
Magistrati senza speranze e senza illusioni politiche ,donne e uomini, giovani e anziani ,che sbagliano certamente –come si sbaglia umanamente in ogni categoria- ma che hanno diritto ,come tutti al rispetto per i loro sacrifici quotidiani che nessuno sa e che nessuno ha il coraggio di documentare ,magistrati che si dividono e si impegnano in proposte di miglioramento della (dura) realtà giudiziaria che non è solo rivendicazione salariale (come qualcuno insiste a dire in modo miope davvero) ma è tentativo di garantire il senso del decoro e della dignità di una funzione pubblica ,quella giudiziaria oggi come non mai vilipesa e vituperata .

L’Anm fa quello che può ,e forse anche può quello che fa ,e non è giusto proprio ora suonare delle trombe di distinguo che appaiono stonate .
Esse suonano come una ritirata o forse un silenzio fuori ordinanza che cerca di richiamare e di spostare consensi o peggio di suonare come vero e proprio ammiccamento non disinteressato verso una politica che potrebbe dare segni di gratidudine . Ma il punto è che alle sirene della politica molti hanno ceduto (in egual misura poi tanto a destra come a sinistra) e di risultati il sistema giudiziario ne ha visti pochi ,di iniziative informate di riforma se ne sono viste ancor meno e tanto meno pervenire da chi ha scelto ,con o senza vocazione autentica , il ruolo del legislatore o di magistrato "prestato" alla politica. E questo è anche perchè in fondo anche il sistema politico in generale è in crisi e la degenerazione del sistema maggioritario sfuma ogni giorno di più i confini tra gli altri due poteri legislativo ed esecutivo ,ed il primo si riduce sempre di più ad un ruolo insignificante.
Eppure proprio oggi bisognerebbe prima di tutto cercare di individuare le ragioni ed il senso vero dell’associazionismo giudiziario in modo sereno ,manifestare semplicemente i punti fermi di rispetto per valori centrali come sono ,e dovrebbero continuare ad essere ,l’equilibrio costituzionale tra i poteri dello Stato e l’indipendenza non come privilegio ma come condizione primaria per un servizio che è reso alla collettività dei cittadini in nome e per conto del popolo italiano nell’esercitare una funzione giurisdizionale essenziale quanto delicata ,problematica quanto ,troppe volte, fraintesa .
Le correnti hanno avuto il loro ruolo non secondario nella crisi degenerativa del sistema ,ma una cosa è tentare dall’interno il cambiamento ,prima di tutto migliorando gli strumenti di consultazione e di espressione dell’associazione ,esprimendo e difendendo precise proposte alternative e di possibile riforma ,anche chiedendo una Assemblea generale ed altro è manifestare sempre e comunque una voce dissenziente e di dissociazione di cui pochi colgono ,ora,il senso .
Le correnti mini"partiti" dei magistrati ,registrano amaramente il proprio fallimento perchè hanno perso qualsiasi spinta ideale ,non hanno saputo o potuto rinnovarsi e si sono autoridotte a circuito di gestione dei politici "interni" ,i magistrati "eletti" quelli ,pochi che possono contare qualcosa ancora "rappresentando" la magistratura all'esterno in un ruolo che è più politico che sindacale ,più ormai declamatorio di formule rituali che davvero propositivo .
Le nostre proposte sono ancora qua ,e ci crediamo ,immaginiamo una diversa organizzazione degli uffici giudiziari con una giustizia di prossimità ,immaginiamo una riforma che ponga fine agli inutili orpelli processuali introdotti da una stratificazione normativa che ha padri nobili tanto a destra quanto a sinistra più vicina letteralmente ai cittadini con forte attenzione alle realtà metropolitane ,immaginiamo criteri omogenei (e non variabili) per la valutazione delle esperienze dei magistrati ,per valorizzare non genericamente “il merito” ma la professionalità concretamente manifestata con parametri non modificabili dalle maggioranze consiliari di turno (e magari imposte dalla componente politica che qualcuno vorrebbe rafforzare ) e questo semplificherebbe non poco lo scenario drammatico della organizzazione delle carriere senza creare scompensi ,immaginiamo un CSM che sappia darsi regole di autogoverno spontaneamente e soprattutto un passo indietro nelle sue decisioni degli apparati organizzati con trasparenza e apertura a chiunque voglia dare il proprio contributo ,immaginiamo l’adozione spontanea di incompatibilità tra ruoli associativi e ruoli istituzionali per non vedere più magistrati divisi tra “eletti” e non .
Crediamo ancora oggi nelle nostre proposte proprio perché continueremo ad esprimerle in modo “trasversale” e siamo certi che la loro adozione ,anche se solo in parte, darebbe un segnale importante ai cittadini ,meglio di qualsiasi comunicato stampa.
Un segnale di cambiamento,vero. Controcorrente appunto.

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