La discussione che ferve nella mailing list della ANM mette in luce ,impietosamente, un crescente senso di amarezza e di disagio.
C’è una precisa questione di legalità che ci riguarda ,se è vero come è vero che solo rivolgendosi al giudice amministrativo un magistrato può fare rispettare le sue legittime aspettative ed aspirazioni lavorative. In altre parole i diritti del magistrato –lavoratore sono oggi “affievoliti” di fatto entro un sistema complesso che dà più peso al consenso (diretto o indiretto) che non alla professionalità ed alla esperienza ,che amplifica i meriti solo di alcuni ,appartenenti ad un circuito preciso e privilegiato di fatto, mentre non riconosce e sempre più spesso mortifica anche le aspettative minime di miglioramento professionale di molti ,emarginati e “in attesa di..” .
C’è un disagio ,preciso e crescente che tocca intere generazioni ed al quale proprio l’ANM dovrebbe fornire delle risposte e soprattutto assicurare impegni precisi.
Ma per questo occorre chiedersi se ci serve di più una ANM sindacato o una ANM “parlamentino” ,nel primo caso quasi naturalmente un soggetto sindacale (anche se non completamente sindacale ,ed esempi ci sono vedasi la Federazione Nazionale della Stampa) si impegna a tutela delle aspettative di lavoro (e delle condizioni di lavoro ) degli associati ,predisponendo proposte e soprattutto lottando non solo per degli obiettivi economici ,ma soprattutto per la dignità e la sicurezza dei lavoratori .
Non possono essere sottovalutate le precise esigenze di incompatibilità reali e non virtuali ,sopratutto tra cariche associative e ruoli strategici in istituzioni consiliari .
Il modello del Parlamentino si è visto,produce carriere eccellenti ,passaggi (e passaggi di vento direbbe De Andrè) dall’associazione alle istituzioni consiliari e viceversa ,moltiplica e veicola il consenso ed i consensi e si traduce in un progetto leaderistico che oggi fa assonanza con l’esterno ma che ogni giorno di più rischia di trovarsi in crisi proprio al suo interno .
Come sottovalutare il disimpegno dei singoli magistrati proprio nei momenti di confronto e di dialogo associativo ? Come sottovalutare proprio ora le proteste spontanee sul blocco dei trasferimenti ,la esasperante lunghezza delle procedure selettive e concorsuali ,il senso di stanchezza che tocca giovani e meno giovani di fronte alle incertissime prospettive di carriera ed ai disagi familiari che si toccano con mano ?
Troppo facile è rispondere con la retorica politica cui siamo stati abituati,del tipo “così fai il gioco di chi attenta all’indipendenza della magistratura” e così via, troppo facile è confondere questi profili con le (altrettanto importanti ) esigenze di miglioramento economico ,esigenze poi che si traducono in ben poco di concreto ma che richiederebbero ben altri approfondimenti di carattere tecnico ,perché si tratta dei nostri diritti.
Troppo facile è ridurre il dibattito alla contrapposizione tra “progressisti” o “conservatori” perché non è il nostro progetto che può avere ,da solo, un significato ,ma solo l’insieme “vivo” delle nostre progettualità ,senza esclusioni preconcette ,senza pregiudizi e con un grande senso delle istituzioni e dei diritti dei cittadini.
Ed il banco di prova sarà proprio il prossimo congresso.
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