mercoledì 23 aprile 2008

A proposito di valori

Judge Selah Lively
Suppose you just stood five feet two,

And had worked your way as a grocery clerk,
Studying law by candle lightUntil you became an attorney at law?
And then suppose through your diligenceAnd regular church attendance,
You became attorney for Thomas Rhodes,Collecting notes and mortgages,
And representing all the widows In the Probate Court?
And through it all They jeered at your size, and laughed at your clothes
And your polished boots? And then supposeYou became the County Judge?
And Jefferson Howard and Kinsey Keene,And Harmon Whitney, and all the giants.
Who had sneered at you, were forced to standBefore the bar and say "Your Honor"
Well, don't you think it was natural That I made it hard for them?

Il Giudice Selah Lively
Immaginate di essere alto cinque piedi e due pollici

e di aver cominciato come garzone droghiere finché,
studiando legge di notte,siete riuscito a diventar procuratore.
E immaginate che, a forza di zelo e di frequenza in chiesa,
siate diventato l'uomo di Thomas Rhodes,
quello che raccoglieva obbligazioni ed ipoteche,
e rappresentava le vedove davanti alla corte.
E che nessuno smettesse di burlarsi della vostra statura,
e deridervi per gli abiti e gli stivali lucidi.
Infine voi diventate il Giudice.
Ora Jefferson Howard e Kinsey Keenee
Harmon Whitney e tutti i pezzi grossi che vi avevano schernito
sono costretti a stare in piedi davanti alla sbarra e pronunciare "Vostro Onore".
Be', non vi par naturale che gliel'abbia fatta pagare?
Edgar Lee Master ,
Antologia di Spoon River
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Proprio in queste ore si sta definendo una nuova giunta dell’ANM nel segno dell’unitarietà.
Non ci interessano i programmi o le strategie ,se questi appaiono privi di riferimenti chiari ,se essi si risolvono solo in cambi ( e scambi) di posizioni e nella esposizione di “programmi per la giustizia” che lasciano il tempo che trovano ,sempre uguali e ovviamente sempre “contro “ il disegno degli altri ,mai nel segno del confronto senza pregiudiziali con la società civile e col mondo della politica.
Non c’è ,non ci può essere una magistratura “sdoppiata” ,l’una attenta agli interessi (economici) ,aridamente burocratica e ,ovviamente, pronta a tutto pur di difenderli e l’altra ,la magistratura “unita” e “autentica” solo baluardo dei valori costituzionali.
Ci sono i magistrati.
Ci sono i magistrati nelle sedi disagiate che assistono con un disagio sempre crescente alla soppressione delle loro carriere ,alla impossibilità di programmare ,dopo anni di sacrifici personali e familiari ,il loro percorso professionale.
Ci sono i magistrati più anziani ed esperti nei quali prevale spesso l’amarezza per non essere considerati “idonei” ,spesso con motivazioni pretestuose nei posti direttivi a vantaggio di colleghi più attenti al mondo delle relazioni ,più attenti all’immagine ,più sicuri nei contatti che contano davvero ,quelli che “coltivano le domande” e che sanno far fruttare il loro ruolo .
Ci sono i magistrati che chiedono e ottengono giustizia solo nelle sedi giudiziarie (ed in primo luogo al TAR ) e che chiedono anche per loro quella legalità e quella deontologia (valori anche questi ..e pure centrali) che oggi tutte le professioni si sono riuscite a dare ed a difendere dalle ingerenze politiche di turno.
C’è l’indipendenza dei magistrati ,della magistratura ,che resta l’unico modo di manifestazione della cultura della legalità.
C’è una indipendenza fraintesa ma molto spesso vilipesa ,vista con disagio dai potenti (tutti) quando c’è sentore di imparzialità dalla politica .
C'è l'indipendenza difficile da difendere all'esterno ,ma anche all'interno.
Ci sono le carriere facili (soprattutto quelle di chi sa muoversi bene e al momento giusto) e quelle difficili (quelle di chi non ha santi in paradiso ) . Le domande ,tutte le domande debbono “essere coltivate” si dice .
Ma dove sono i valori di questi coltivatori diretti ? E per loro vale il codice deontologico vigente (1993) che dice (art. 10) " Il magistrato che aspiri a promozioni, a trasferimenti, ad assegnazioni di sede e ad incarichi di ogni natura non si adopera al fine di influire impropriamente sulla relativa decisione, né accetta che altri lo facciano in suo favore. Il magistrato si astiene da ogni intervento che non corrisponda ad esigenze istituzionali sulle decisioni concernenti promozioni, trasferimenti, assegnazioni di sede e conferimento di incarichi "?

C’è tra i valori di riferimento quello dell’imparzialità che viene riconosciuto all’art. 97 della Costituzione ? E qualcuno si è posto il problema che l’assenza di parametri oggettivi (non variabili a seconda del magistrato e della maggioranza consiliare di turno) potrebbe fare prima il conto con l’art. 106 della Costituzione ?
Valori anche questi ? O forse si tratta di trascurabili dettagli burocratici ?
C’è ,per fortuna, lo spirito di servizio di tanti,di troppi che vacilla ogni giorno di più ,ogni giorno di più messo alla prova in condizioni di lavoro ai limiti dell’impossibile ,senza riferimenti e senza speranze ,in un contesto che appare ossessionato dalla produttività (tanto sbandierata e declamata) ma incapace di definire i carichi massimi sul piano della tollerabilità entro confini di dignità e coerenza ,nel rispetto di standards che non possono essere minimali ,ma di adeguatezza e secondo medie non astratte ,ma verificabili e ,soprattutto, ponderate .

Non esiste ,non può esistere una magistratura “di destra” o “di sinistra” .
Esistono solo magistrati ,donne ed uomini ,giovani e meno giovani che hanno le loro diverse passioni ,come è umano ,ma su di esse sanno far prevalere sempre il senso della responsabilità e di rispetto per le loro funzioni . Che non sono un privilegio per pochi ,ma una garanzia per tutti.
Il senso dell’indipendenza ,che è l’unica cosa che ci resta davvero ci può rendere,ancora, tutti più credibili.

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