Ripubblichiamo l'intervista di Maurizio Laudi ,Segretario Generale di MI sulle intercettazioni apparsa sul "Messaggero" di oggi (v. il link) .
ROMA - «La riforma della legge sulle intercettazioni è urgente»: dice Maurizio Laudi, segretario generale di Magistratura Indipendente, la corrente moderata dell’Associazione nazionale magistrati, per la quale è stato consigliere del Csm. Che cosa c’è che non va nel sistema attuale?
«Io credo ci sia un uso eccessivo dell’uso di intercettazioni per qualsiasi indagine che rientra nella responsabilità dei pm che le chiedono e dei giudici che le autorizzano; un ritardo nella esclusione di quelle conversazioni che non sono ritenute attinenti alle indagini stesse; e la mancanza di un responsabile del segreto».Proporrebbe misure come quelle allo studio alla Camera?«Non esattamente. Mi convince il concetto, ma in pratica no. Prenda ad esempio il reato di estorsione. Noi conosciamo la vittima non l’aguzzino. E per scoprirlo l’investigatore metterà sotto controllo il telefono della vittima. Ma siamo fuori dal parametro degli “indizi di colpevolezza. Si rischia la confusione. A mio avviso le autorizzazioni dovrebbero essere chieste e concesse soltanto se agganciate a elementi concreti, chiari, non fumosi, teorici. E bisognerebbe vietare la prassi dell’estensione illimitata delle intercettazioni. Altrimenti si rischia una barbarie giuridica».
Che cos’altro cambierebbe?
«Secondo me le conversazioni intercettate non attinenti alle indagini dovrebbero essere escluse nell’immediatezza, non appena arrivano al pm le annotazioni della polizia giudiziaria. Per evitare che estranei al reato vengano coinvolti».
Chi dovrebbe essere il responsabile delle intercettazioni?
«Secondo me più di uno. In ogni fase processuale cambia la responsabilità. Nel corso delle indagini sono responsabili il pm e l’ufficiale di polizia delegato. Poi anche gli avvocati quando hanno accesso alle trascrizioni . Infine il giudice o i giudici che ne prendono conoscenza. In caso di fughe di notizie ogni responsabile, in ciascuna fase del processo, dovrebbe essere sanzionato con multe in denaro molto elevate».
Come evitare la discrezionalità del pm nel perseguire certi reati anzicché altri?
«Il Parlamento con legge potrebbe fissare i criteri di priorità in modo chiaro e trasparente. Non sulla base della gravità o dell’emotività, ma già il codice di procedura indica una gerarchia: quelli da Corte d’assise e da Tribunale collegiale prima, poi quelli da tribunale monocratico. Basta seguire il codice».
M. Cof.
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