venerdì 27 marzo 2009

Il testo della risoluzione del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa sulla giustizia italiana

Trad. di A.Morgigni nella ML di MI

RISOLUZIONE INTERLOCUTORIA CM/RESDH(2009)
42Esecuzione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo concernenti l'eccessiva durata dei procedimenti giudiziari in Italia: I progressi raggiunti e le questioni in sospeso nel contesto di misure di carattere generale per garantire il rispetto delle sentenze della Corte europea dei diritti umani...Il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa...Esaminate le informazioni trasmesse dalle autorità italiane sulle misure adottate1) Procedimento penale e civile:Nonostante le misure adottate, le statistiche per gli anni 2006-2007 mostrano ancora un aumento della durata dei procedimenti, in particolare, davanti ad alcune giurisdizioni (giudici di pace e corti d'appello), nonché un sostanziale arretrato in campo civile e penale (approssimativamente di circa 5,5 milioni di cause civili pendenti e di circa 3,2 milioni di procedimenti penali pendenti), e che, pertanto, deve essere trovata una soluzione definitiva al problema strutturale della lunghezza del procedimento.Si prende atto con interesse dei progressi realizzati attraverso le misure finora adottate in materia, in particolare: - Decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, convertito in legge n. 133 del 6 agosto 2008, che ha introdotto modifiche volte a realizzare una significativa riduzione, in cause civili in cui il comportamento dei contendenti ritardi del procedimento; - Decreto-legge n. 92 del 23 maggio 2008, convertito in legge n. 125 del 24 luglio 2008, che ha modificato il codice di procedura penale, al fine di accelerare e razionalizzare il procedimento penale; Le riforme adottate, tuttavia, mostreranno i loro risultati solo a medio termine. A tale proposito si richiama, anche in questo senso, il progetto di legge (AS 1082), attualmente pendente dinanzi al Parlamento, che mira specificamente ad accelerare la trasformazione di cause civili da riformare sostanzialmente la procedura civile con la strategia di ridurre il numero di processi; accelerare la trattazione dei processi e sviluppare l'uso di modi alternativi di risoluzione delle controversie.In diverse sentenze riguardanti i rimedi contro l'eccessiva durata del procedimento (legge n. 89/2001, c. d. Legge Pinto), la Corte europea ha ritenuto che il ritardo nel pagamento di un risarcimento alla ricorrente non fornisce adeguate forme di tutela e ha ritenuto che i ricorrenti hanno continuato ad essere vittima di una violazione del principio di "ragionevole durata dei procedimenti". I dati statistici forniti dal governo italiano mostrano, peraltro, un aumento della durata dei procedimenti dinanzi ai giudici di appello competente a trattare con la "legge Pinto" ricorsi.Il Comitato, pertanto
INVITA
le autorità italiane a proseguire attivamente i loro sforzi per garantire la rapida adozione delle misure già previste per i procedimenti civili, a prevedere e ad adottare con urgenza misure "ad hoc" per ridurre l'arretrato, civile e penale, dando priorità ai casi pendenti da più tempo ed ai casi che richiedono particolare diligenza, per fornire le risorse necessarie per garantire l'attuazione di tutte le riforme, e di proseguire l'esame di qualsiasi altra misura per migliorare l'efficienza della giustizia;
INCORAGGIA
le autorità a continuare ad attuare le attività di sensibilizzazione tra i giudici per accompagnare l'attuazione delle riforme;
INVITA
le autorità a stabilire un calendario previsto per i risultati a medio termine, al fine di valutare come procedere nelle riforme, e di adottare un metodo per l'analisi di questi risultati, al fine di apportare le necessarie rettifiche, se necessario;
INCORAGGIA
vivamente le autorità a prendere in considerazione modifiche della legge n. 89/2001 (la legge Pinto), in vista della creazione di un sistema finanziario per risolvere i problemi di ritardo nel pagamento dell'indennizzo riconosciuto, per semplificare la procedura e per estendere il campo di applicazione del rimedio prevedendo provvedimenti ordinatori per accelerare il procedimento.2) Il processo amministrativo Vanno riconosciuti i progressi realizzati a seguito della riforma per accelerare il processo amministrativo (legge n. 205 del 21 luglio 2000), che ha iniziato ad avere un effetto concreto sulla durata di tale procedimento. Si deve tenere conto del fatto che il vero problema dei tribunali amministrativi è l'arretrato, che nel 2007 ammontava a 640.000 casi pendenti in primo grado e 21.000 casi pendenti in appello. Al fine di ridurre l'arretrato, sono state adottate misure specifiche, come ad esempio :- Legge n. 133 del 6 agosto 2008 che, tra l'altro, ha diminuito il tempo limite per dichiarare estinto un processo amministrativo da 10 a 5 anni, salvo che le parti non chiedano al giudice una data di udienza, e - La più ampia applicazione delle tecnologie dell'informazione (Nuovo Sistema Informativo della Giustizia Amministrativa), che dovrebbe rendere più facile identificare i tempi di estinzione del procedimento; Verranno adottate, inoltre, altre misure in materia (in particolare, la creazione di sezioni speciali provvisorie); Il Comitato, pertanto
INCORAGGIA
le autorità italiane a continuare con le loro iniziative: - Per misurare con precisione il ritardo nella definizione nei processi amministrativi; - Per adottare tutte le misure previste per ridurre ulteriormente l'arretrato;- E per valutare l'impatto sul bilancio di ogni misura adottata. 3) La procedura fallimentareE' stata introdotta una riforma con legge n. 80 del 14 maggio 2005 e con decreto legislativo n. 5 del 9 gennaio 2006, sulla procedura fallimentare, che mirano, tra l'altro, ad accelerare le procedure e semplificando le diverse fasi procedurali. Sulla base delle statistiche fornite dal governo, in numeri assoluti, le istanze di fallimento presentate, come pure le dichiarazioni di fallimento, sono diminuite di circa il 40% nel 2007, (cioè dopo l'entrata in vigore della riforma). Sebbene la rapida definizione dei procedimenti desti ancora preoccupazione, la riforma ha contribuito a ridurre notevolmente le fasi di revisione e di controllo dei crediti, ora raggruppate in un'unica udienza.Nonostantre le preoccupazioni sulla durata della procedura fallimentare, la riforma non è stata ancora pienamente utilizzata perché essa si applica solo ai procedimenti introdotti dopo la sua entrata in vigore e le statistiche sono disponibili solo fino al 2007. La lunghezza in giorni del procedimento fallimentare è rimasta stabile, anche nel 2007, circa un media 2003-2007 di 3300 giorni (vale a dire circa 9 anni). I procedimenti pendenti prima dell'entrata in vigore della riforma, ai quali la riforma non si applica, continuano pertanto ad essere colpiti da questa eccessiva durata.Il Comitato, pertanto
INVITA
le autorità italiane a proseguire nei loro sforzi per garantire che la riforma della procedura fallimentare contribuisca pienamente alla accelerazione dei processi fallimentari, per valutare gli effetti della riforma, e ad intervenire al fine di adottare eventuali ulteriori misure necessarie per garantire l'efficacia del processo fallimentare nonché a prendere tutte le misure necessarie per accelerare i procedimenti pendenti ai quali la riforma non si applica. 4) Le misure per migliorare l'efficienza del sistema giudiziario Sono state adottate misure volte a migliorare la struttura organizzativa del sistema giudiziario (Decreto-legge n. 143 del 16 settembre 2008, l'aumento del numero di magistrati ordinari, e di procedure disciplinari nei confronti di magistrati), così come il fatto che entro l'attuale quadro giuridico, alcuni tribunali di diverse parti del paese hanno già raggiunto ottimi risultati in termini di riduzione dei ritardi e accelerare le procedure, migliorando la loro organizzazione e la gestione del lavoro. Il ministero della giustizia sta continuando i suoi sforzi per sviluppare l'applicazione delle tecnologie di informatizzazione in tutti gli uffici giudiziari, in particolare mediante l'introduzione del processo civile elettronico (Processo civile telematico).Il Comitato
INVITA
le autorità a garantire la diffusione di queste buone pratiche anche ad altri tribunali, ad estendere qualsiasi misura organizzativa adottata, diffondendo l'utilizzazione delle tecnologie informatiche per tutte le giurisdizioni, e ad adottare ulteriori misure per rendere ancor più responsabile ed efficace il comportamento di tutti gli operatori nell'ambito del sistema giudiziario. In considerazione di quanto sopra, il Comitato dei Ministri
DECIDE
di riprendere in considerazione dei progressi compiuti, al più tardi: - alla fine del 2009 per i procedimenti amministrativi, al fine di considerare la possibilità di chiudere l'esame dei casi in questione; - alla metà del 2010 per i processi civili, penali, e la procedura fallimentare;
INVITAle autorità italiane a mantenere il Comitato dei Ministri informato di tutti gli sviluppi al fine di garantire un costante monitoraggio dei progressi, se necessario, attraverso incontri bilaterali tra le autorità e il Segretariato.

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