Solo l’indipendenza ci potrà far tornare credibili ,e non gli slogan ripetuti e declamati in un senso quasi auto consolatorio e grafitificante .
L’indipendenza è ,essa sola, parametro della qualificazione dell’attività giudiziaria ,minimo comune denominatore per una linea comune con le magistrature ,garanzia di autorevolezza individuale e collettiva .
Indipendenza è contenuto economico costante di giuste rivendicazioni che pongono al centro di un’azione sindacale che voglia essere credibile ed autentica il rispetto del lavoro giudiziario ,delle condizioni di lavoro dei magistrati ,come ricerca di un carico “ragionevole” cioè esigibile e rapportato a strutture ,alle risorse ed ai mezzi disponibili ed alle condizioni complessive e non astratto parametro imposto in una ricerca di consenso politico e di egualitarismo fine a sé stesso.
Indipendenza è la sola nostra ed autentica "risorsa" ,è la proiezione sociale della nostra attività ,capacità di “essere” e non solo di “apparire” ,magistrati liberi da condizionamenti e da pregiudiziali ideologiche.
La “politica del diritto “ ,ed ora la nuova politica riformistica “giudiziaria “ sono ,senza l’indipendenza e la ricerca continua della sua difesa e garanzia, solo riferimenti vuoti per un sistema giudiziario privo di riferimenti esterni e ricco di contraddizioni ed ormai al capolinea.
Vi è una esigenza fondamentale di azione ,di informazione e di formazione comune con gli avvocati e non è possibile limitarsi a seguire imperterriti solo la cultura della “giurisdizione “ come “giurisdicere” ,disperdendo magari o attenuando anche quella cultura comune del diritto della legalità e della giustizia che solo nell’ indipendenza può riconoscersi e che è alla base della credibilità di ogni sistema giudiziario.
Occorrono nuove idee e non solo dichiarazioni o slogan .
Ci serve ,e le riforme devono provare a costruirla una Giustizia con la G maiuscola ,non solo “efficiente” ma soprattutto “vicina” ai cittadini con una idea della prossimità che presupponga una nuova organizzazione degli uffici giudiziari ,anche ad un livello di quartiere per le questioni civili e penali più semplici ed a un livello distrettuale e dipartimentale per le questioni più complesse e cioì potrebbe significare non solo l’idea (ormai vecchia) dell’efficienza del servizio raggiunta con l’ accorpamento dei tribunali ma una nuova organizzazione degli uffici di Procura ,con Dipartimenti specializzati e modelli “distrettuali” .
Insomma ,ci vorrebbero posizioni chiare e semplici e non limitarsi a richiamare se si è favorevoli o contrari alla “separazione delle carriere” (espressione di per sé ingannevole ..la separazione delle carriere purtroppo nei fatti c’è già e nessuno si è detto contrario alla riforma Mastella ,il problema è la potenziale divisione dei ruoli organici ,la possibilità di opzione ma soprattutto il rispetto per la professionalità maturata ed acquisita e quindi la coerenza dei percorsi professionali esistenti e verificabili ,non è la panacea ,ma solo uno slogan una riforma che non risolva i problemi di efficienza del sistema ma occorre tener presente e non eludere i modelli europei .
Occorre una posizione chiara a livello associativo su alcuni problemi di fondo :
-una riforma statuto della ANM ,con l’elezione diretta delle cariche di Presidente /Segretario ,e con eliminazione o riduzione delle preferenze per le elezioni alla Gec ,oggi solo concepite come potenziale scalata verso il CSM;
-fissazione di vere e rigide incompatibilità tra ruoli sindacali e ruoli amministrativi che è una anomalia solo italiana e che produce e favorisce il disinteresse verso l’associazione e spinge inevitabilmente verso il correntismo inteso nella sua logica di appartenenze e di ripartizioni ideali “chiuse” ;
-Sistema elettorale del CSM
-Norme ,se necessario anche legislative, che assicurino visibilità e trasparenza ai percorsi professionali di ognuno nell’ambito delle valutazioni (perché non basta l’eliminazione dell’anzianità come parametro di scelta se poi le valutazioni del merito delle scelte professionali ,piccole o grandi che siano, restano nei fatti assolutamente svincolate da qualsiasi parametro di verificabilità) ;
-Prassi di autoregolamentazione che riconoscano anche al CSM norme di comportamento come codici etici presenti in tutte le autorità di garanzia (con l’evidente obiettivo di evitare confusione di ruoli e conflitti di interesse .
Parole ne abbiamo sentite ,anche tante ,oggi è il momento delle decisioni e delle proposte .
E' il momento della chiarezza .
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