martedì 16 dicembre 2008

Riformare la giustizia o la magistratura? Il documento conclusivo dell'Assemblea di MI

Questo il documento conclusivo dell'Assemblea nazionale di Magistratura Indipendente del 14 dicembre 2008 :

RIFORMARE LA GIUSTIZIA O LA MAGISTRATURA?

La crisi del sistema di giustizia in Italia, giunta ad una gravità incompatibile con i canoni costituzionali e con gli standards imposti a livello europeo, impone che le componenti culturali e associative della magistratura, al pari di ogni singolo magistrato, partecipino al dibattito sulle possibili riforme con spirito scevro da tatticismi, posizioni di convenienza, contrapposizioni corporative.

Principi immodificabili in tema di riforma costituzionale della magistratura.
La separazione delle carriere.
È una questione agitata in modo strumentale. Nessun aspetto delle patologie nel funzionamento attuale della giustizia italiana è, infatti, conseguenza della carriera unitaria dei magistrati giudicanti e requirenti. Il principale problema prospettato come effetto della carriera unica, cioè il possibile passaggio di funzioni da giudice a pubblico ministero e viceversa nella stessa sede, è già stato risolto dai vigenti limiti al passaggio dall’uno all’altro settore all’interno del medesimo distretto. I dati dimostrano la non rilevanza concreta del problema visto che nell’ultimo anno soltanto 36 magistrati hanno mutato funzione. In ogni caso alcuni punti fermi vanno ribaditi con forza in vista di possibili ulteriori riforme sul punto:
- mantenimento di un unico concorso di accesso alla magistratura;
- tirocinio comune per tutti i magistrati di nuova nomina e formazione professionale comune anche nel corso della carriera;
- nessuna limitazione al passaggio dal settore giudicante a quello requirente (e viceversa) per la Corte di cassazione, in considerazione della specificità delle funzioni di legittimità;
- unicità del C.S.M. per l’intero ordine giudiziario;
Consiglio superiore della magistratura.
Il mantenimento dell’attuale proporzione tra componenti togati e laici del C.S.M. è coessenziale all’indipendenza dell’ordine giudiziario. Si impone, invece, una riforma della legge elettorale poiché l’esperienza concreta ha dimostrato come Magistratura indipendente aveva pronosticato, che l’eliminazione delle liste non ha affatto indebolito il ruolo delle correnti, accentuandolo anzi con la possibilità di indicare i nomi dei singoli candidati in numero sostanzialmente uguale a quello dei possibili eletti. L’opzione da preferire è per un sistema proporzionale a liste contrapposte con unico collegio nazionale. È da tutti percepita la necessità di una modifica del C.S.M. che eviti sovrapposizioni e confusioni tra funzioni di amministrazione e di giurisdizione disciplinare. Occorre, quindi, separare la sezione disciplinare da ogni altro organo interno del C.S.M., provvedendo ad autonoma elezione dei suoi componenti.
Obbligatorietà dell’azione penale.
Va riaffermata l’irrinunciabilità del principio costituzionale dell’azione penale obbligatoria, poiché essa costituisce garanzia di indipendente esercizio delle funzioni giudiziarie e di uguale trattamento di tutti i cittadini di fronte alla legge. Altrettanto doverosamente, si deve prendere atto che tale principio di fatto non è stato realizzato nell’assolutezza della sua formulazione per la materiale impossibilità di perseguire ogni reato commesso. È, perciò, necessario che l’obbligatorietà sia disciplinata in modo ragionevole e comunque nel pieno rispetto dei valori costituzionali. Magistratura indipendente ritiene necessari interventi legislativi che introducano criteri – specificamente predeterminati – di priorità anche nella trattazione delle indagini preliminari oltre che dei conseguenti processi. È indispensabile ampliare l’ambito della depenalizzazione e dell’irrilevanza penale del fatto al fine di riservare il processo penale alle fattispecie di maggior allarme sociale.

L’azione dell’A.N.M.
Lo “stato di agitazione”, indetto molti mesi addietro è rimasto lettera morta. Nonostante l’approssimarsi della prospettiva di una riforma della magistratura (e non della giustizia) la G.E.C. non ha formulato alcuna concreta proposta, limitandosi a richiamare genericamente i condivisibili principi della Costituzione, non comprendendo che oggi non si discute più di approvare leggi ordinarie in contrasto con quei principi, ma di riformare proprio gli attuali equilibri costituzionali. Nell’interesse della magistratura, il nostro ruolo di gruppo di opposizione ci impone di ricercare un’autonoma interlocuzione con il governo e tutte le forze parlamentari, senza atteggiamenti accondiscendenti ma denunciando i veri difetti del sistema giudiziario e proponendo positive modifiche migliorative. Fermo restando che l’autonomia e indipendenza della magistratura giudicante e requirente costituiscono un principio fondamentale ed irrinunciabile dell’assetto costituzionale del nostro Stato, è politicamente sterile e non ha alcuna conseguenza positiva rifiutare aprioristicamente ogni dialogo, con il rischio di subire passivamente riforme inaccettabili rinunciando a svolgere alcuna azione propositiva.

Vincere l’isolamento della magistratura.
L’attuale isolamento della magistratura si può superare ricercando continui momenti di confronto con le altre categorie del sistema giustizia quali, in particolare, la magistratura onoraria, l’avvocatura, ed il personale amministrativo. Ciò non attraverso dialoghi estemporanei ma tramite la creazione di un organismo permanente tra la magistratura ordinaria e le suddette categorie per la valutazione delle riforme in tema di giustizia. Sul fondamentale versante del rapporto con la società civile e dell’informazione, è indispensabile creare relazioni più incisive con gli organi di stampa ed informazione, senza limitarsi a diffondere meri comunicati di protesta ma divulgano i dati effettivi sulla laboriosità e produttività dei magistrati italiani.

Essere sindacato e associazione.
Magistratura indipendente intende riaffermare come aspetto prioritario del proprio programma la valorizzazione dell’A.N.M. come sede di attiva difesa sindacale dei magistrati. Ciò significa, ad esempio, sviluppare iniziative incisive e concrete per la determinazione dei carichi di lavoro massimi sostenibili, in coerenza con una linea che solo Magistratura indipendente ha sin qui svolto elaborando seri studi e proposte. Devono essere i dirigenti degli uffici giudiziari, sentiti tutti i colleghi in assemblea, ad individuare nelle tabelle o nei piani organizzativi i carichi massimi di lavoro per ciascun ufficio e magistrato. Nella denegata eventualità di un’inerzia dei dirigenti, le stesse decisioni delle assemblee dei magistrati potranno costituire una forte proposta su cui puntare per ravvivare la vita associativa garantendo protagonismo a tutti i magistrati.
Quanto al trattamento economico Magistratura indipendente auspica che l’attuale maggioranza dell’A.N.M. ponga finalmente questo tema al centro di effettive iniziative in sede associativa. Per parte sua Magistratura indipendente, in ogni caso, fornirà ai colleghi un effettivo supporto istituendo un apposito ufficio per il contenzioso con l’amministrazione ed un ufficio per le questioni sindacali (stipula di polizze di previdenza integrativa, convenzioni con operatori bancari e telefonici, informazioni in materia di aspettative, congedi, pensioni, organizzazione degli uffici ecc.).
Magistratura indipendente sosterrà, inoltre, ogni iniziativa, anche giudiziaria, per l’immediato riallineamento della carriera economica dei magistrati a seguito della riforma dell’ordinamento giudiziario e anche al fine di una corretta applicazione della legge sugli stipendi per una reale perequazione con le altre magistrature.

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