domenica 8 giugno 2008

La mozione finale del XXIX Congresso della ANM

ASSOCIAZIONE NAZIONALE MAGISTRATI
XXIX CONGRESSO NAZIONALE


1. Il sistema giudiziario italiano versa da molti anni in una gravissima crisi di efficienza e di funzionalità, che mette a rischio la credibilità della giustizia. I rimedi a tale situazione non debbono essere rinvenuti in nuovi interventi sull’assetto della magistratura, sul quale negli ultimi tempi si è quasi esclusivamente concentrata l’iniziativa politica, ma in uno sforzo volto a migliorare il funzionamento della giurisdizione.
Nel prossimo futuro, l’impegno dell’ANM deve essere diretto a perseguire iniziative per conferire incisività ed efficacia al processo, in uno spirito di leale collaborazione tra tutte le istituzioni e di rispetto reciproco.

2. Il problema centrale della giustizia rimane quello della durata eccessiva dei processi.
Il principio della ragionevole durata dei processi, sancito dall’articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dall’art.111 della Costituzione non ha trovato un adeguato riscontro nelle leggi processuali e nell’organizzazione.
Anche nel 2007 l’Italia è stata ripetutamente condannata al risarcimento dei danni per la ritardata conclusione dei processi. L’introduzione della cd. Legge Pinto ( n.89 del 2001), il cui contenzioso è costato negli ultimi cinque anni circa 41,5 milioni di euro, di cui 17,9 nel solo 2006, non è valsa ad evitare le condanne.
In termini di priorità, riteniamo pertanto necessario in materia penale:
- ripensare complessivamente il sistema delle sanzioni, limitando l’estensione di quella detentiva, così da garantire efficacia e certezza della pena;
- introdurre il criterio della “irrilevanza penale del fatto”;
- razionalizzare il sistema delle impugnazioni;
- intervenire sulla disciplina, del processo agli irreperibili, del processo contumaciale;
- rivisitare la disciplina della prescrizione prevedendo regimi differenziati per le varie fasi processuali.
Con riferimento al pacchetto sicurezza, al di là delle valutazioni politico-criminali, vogliamo sottolineare le gravissime disfunzioni per il sistema giudiziario e per quello carcerario che deriverebbero dalla introduzione del reato di ingresso illegale nel territorio dello Stato. In particolare, negli uffici delle località più esposte al fenomeno dell’immigrazione clandestina, sarebbe quasi impossibile, soprattutto nella attuali condizioni di scarsa funzionalità, la celebrazione quotidiana di un elevato numero di udienze di convalida dell’arresto e di processi per direttissima.
Analoghe perplessità destano alcune delle norme del decreto-legge varato dal Governo in materia di rifiuti in Campania, in quanto istituiscono una competenza giudiziaria speciale, operante per un tempo limitato ed in una sola Regione, per i reati riferiti alla gestione dei rifiuti ed in materia ambientale, che si configura come disorganica al sistema.
Per quanto riguarda la giustizia civile, l’Associazione Nazionale Magistrati ha ripetutamente espresso il proprio favore alle riforme del processo che, senza modificare radicalmente l’impianto attuale, siano volte a superare difetti e lacune.
Una imponente e disordinata produzione legislativa si è sovrapposta in modo irrazionale causando incertezze ed instabilità della disciplina processuale ed una ancor più grave precarietà sul piano organizzativo, e determinando tra gli operatori una diffusa insoddisfazione a causa dei continui interventi normativi che, anziché incidere sulle cause dell’emergenza, hanno contribuito a perpetuarla ed a renderla più grave.
Appare, quindi, urgente un’opera di riordino nella prospettiva dell’unificazione, razionalizzazione, semplificazione e speditezza del processo e precisamente:
- ridurre i riti processuali;
- rimodulare il rito ordinario a seconda della complessità della controversia;
- rivitalizzare il processo del lavoro;
- estendere le forme semplificate di decisione e motivazione dei provvedimenti;
- revisionare il sistema delle impugnazioni e in particolare del processo di appello;
- adottare strumenti volti a contrastare l’uso dilatorio e gli abusi del processo;
- incentivare sedi conciliative e strumenti di composizione dei conflitti.
Sul versante dell’organizzazione appare necessario:
- rivedere le circoscrizioni giudiziarie e conseguentemente ridefinire le piante organiche,
- riqualificare il personale amministrativo;
- sviluppare l’applicazione degli strumenti informatici in tutte le fasi processuali, a cominciare dalla introduzione della posta elettronica certificata;
- riorganizzare il servizio volto al recupero di pene pecuniarie e spese da destinare al funzionamento del servizio giustizia;
- riordinare la magistratura onoraria in modo conforme all’assetto costituzionale.
Auspichiamo che su tutti i temi dell’organizzazione si riveli utile e proficuo il confronto con l’avvocatura presente con i propri rappresentanti nei consigli giudiziari.

3. I magistrati non vogliono sottrarsi ai controlli. La temporaneità degli incarichi direttivi ed il sistema delle valutazioni di professionalità, che hanno comportato il superamento della anzianità come criterio prevalente e la valorizzazione del merito e delle attitudini, corrispondono all’esigenza di qualità ed efficienza del servizio.
Nell’attuale condizione di carenza strutturale, i magistrati sono però preoccupati che la responsabilità del cattivo funzionamento della giustizia venga loro esclusivamente attribuita..
La ricerca dell’efficienza, senza adeguata considerazione della peculiarità della funzione giurisdizionale e della drammatica carenza degli strumenti e delle risorse, rischia di perseguire l’obbiettivo di una mera produttività statistica .
A questo proposito appare necessario definire, dopo attenta valutazione ed individuazione di opportuni parametri, quale sia il carico esigibile in via generale per ciascuna funzione ed ufficio.
La dignità della funzione giurisdizionale non può essere ulteriormente privata di un sostegno organizzativo reale e tangibile.

4. L’Anm deve segnalare che il recente art. 2, IV comma, della l. 30 luglio 2007 n.111, ha introdotto il divieto assoluto di destinare i magistrati al termine del tirocinio a funzioni requirenti o giudicanti monocratiche penali.
Tale previsione rischia di condurre in tempi brevissimi ad una situazione drammatica. In molti uffici meridionali di Procura della Repubblica, il cui organico è composto in gran parte, se non esclusivamente, proprio da magistrati di prima nomina, si potrà verificare anche la totale assenza di magistrati, con conseguente paralisi e incapacità di fronteggiare i fenomeni di criminalità. Senza dimenticare che in quelle stesse sedi lavorano magistrati di prima nomina, per i quali sarà rientrare nelle sedi di provenienza.
A fronte delle nuove disposizioni dell’ordinamento in materia di accesso alla carriera, di controlli più incisivi e ravvicinati di valutazione, di maggiori oneri di responsabilità, di innumerevoli incombenze di aggiornamento, occorre una rimodulazione della carriera economica dei magistrati ordinari, anche per attenuare le eccessive ed inaccettabili differenze retributive che oggi si riscontrano nelle carriere dei magistrati più giovani rispetto ai colleghi di anzianità omogenea delle altre magistratura.
L’azione associativa deve sapere realmente rappresentare le problematiche concrete dei giovani colleghi nel quotidiano svolgimento delle funzione e quindi deve essere attenta alle modalità di assegnazione dei procedimenti, all’operato dei dirigenti, alle prassi , all’organizzazione degli uffici, alle regole che determinano i trasferimenti nonché al trattamento retributivo.

5. L’ANM è un’associazione unitaria fondata sulla coesistenza al suo interno di un pluralismo culturale.
L’unità dell’associazione è frutto della condivisione, da parte dei magistrati italiani, dei valori della indipendenza e della autonomia della magistratura, consacrati nella carta costituzionale di cui stiamo celebrando il 60° anniversario.
In particolare ribadiamo con fermezza il nostro impegno a difesa dei principi costituzionali relativi all’unità dell’ordine giudiziario, pur nella distinzione di funzioni tra giudici e pubblici ministeri, e al mantenimento della composizione e delle competenze del Consiglio Superiore della Magistratura anche con riferimento alla giurisdizione disciplinare.

Tuttavia, non possiamo non rilevare come nell’ultimo biennio abbiamo registrato momenti di tensione all’interno dell’associazione che si sono manifestati in molteplici occasioni.
Non possiamo ignorare questi segnali, che vengono in particolare dai magistrati più giovani; l’Anm deve cogliere la ricchezza di proposta e stimolo che a queste critiche è sovente collegata, rifuggendo da ogni atteggiamento di chiusura o di arroccamento.
L’azione associativa deve:
- farsi carico delle condizioni di lavoro quotidiano dei singoli magistrati, che operano in una situazione di carenze strutturali, di insufficienti supporti amministrativi,
- garantire la cultura della giurisdizione,
- riavvicinare la magistratura alla società , anche attraverso incontri con il mondo della scuola e della cultura;
- creare un utile e proficuo momento dialettico e di collaborazione con gli altri operatori della giustizia, tra cui il personale amministrativo e l’avvocatura;
Non possiamo e non vogliamo ignorare le critiche che vengono mosse alle correnti con riferimento alla pretesa occupazione di ogni spazio dell’autogoverno e della vita associativa.
Ribadiamo tuttavia che le correnti devono essere espressione dei diversi modi di intendere la funzione del magistrato.
La critica alle correnti ha bisogno della attenta e informata partecipazione dei magistrati,. Solo la presa di coscienza diffusa dei magistrati circa l’impellente necessità di impegnarsi in associazione, secondo un modello di partecipazione in cui la legittimazione alla rappresentanza provenga dai colleghi e dagli uffici giudiziari potrà offrire al sistema, nuovo entusiasmo, unità di intenti e democrazia.
L’anm e i gruppi associativi inoltre devono prestare attenzione alla richiesta dei magistrati perché non trovino spazio nelle decisioni del Csm logiche di mera appartenenza.



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