martedì 23 settembre 2008

Col cappello in mano ..

Un miracolo. Immaginiamo la scena. Finalmente vede la luce la tanto sospirata “Separazione delle carriere” vera e propria panacea del sistema giudiziario . Esultano gli ordini e le associazioni forensi e si moltiplicano le dichiarazioni solenni , finalmente è stata varata la tanto attesa riforma del sistema giudiziario , i Pm dovranno entrare bussando alla porta e con il cappello in mano nella stanza dei giudici ,dar loro del lei e diventare i famosi “avvocati dell’accusa” pari pari agli avvocati ,avvocati quindi e non più “inquirenti” ,non più “separati in casa” ma separati e basta.
Immaginiamo anche qualcosa di più ,perché la legge istituisce un nuovo ruolo di personale della magistratura ,appunto quella requirente e fin qui tutto a posto ,i magistrati dell’accusa in servizio alla data etc. etc. costituiscono il ruolo della “avvocatura dell’accusa” (o del pubblico ministero ,è più semplice) mentre quelli che svolgono funzioni giudicanti costituiranno un ruolo separato senza possibilità di passaggi dall’una all’altra funzione ,in modo inesorabile (persino per il civile o il giudice familiare) . Ma va bene così ,di fatto la funzione è già “separata” e con l’entrata in vigore della legge Mastella e il normale lentissimo iter delle procedure di trasferimento dei magistrati il mondo giudiziario è già diviso in due ,con buona pace di qualsiasi possibile opzione per il personale giudiziario diritto ben conosciuto nel pubblico impiego ogni qual volta si forma un ruolo nuovo (o si istituisce per esempio un ruolo centrale e un ruolo periferico) .
Eccoli gli “avvocati dell’accusa” pronti a giocare il loro ruolo inedito di Attorney (e qui la visione di troppi telefilm americani ha ingannato qualcuno perché non è vero che negli Usa i processi li fa la polizia ,servono eccome anche là i Pm per poter anticipare proprio nella ricerca delle prove prima del dibattimento elementi che potranno essere valutati come attendibili e importanti per confermare un’imputazione ) .
Ma.
C’è un ma ,ed è quello che riguarda il passato ,milioni e milioni di fascicoli e di procedimenti (piccoli e grandi ,dalla molestia all’omicidio, dall’associazione a delinquere di stampo mafioso alla corruzione) transiteranno da un uffici ad un altro ,magari da una zona della città ad un’altra ,e fin qui passi perché è un problema di trasloco e basta ,ma cosa avverrà al personale amministrativo ? Cancellieri e segretari ,addetti vari finiranno per essere “trasferiti” ad altro ufficio ,scatteranno contenziosi su contenziosi per ragioni varie di qualifica e di distanza ,i tanto sospirati avvocati dell’accusa si troveranno privi di stanze (sloggiati ,magari a furor di popolo dai recinti dei tribunali) e privi anche di ausilio e risorse ,peraltro incapaci di sostegni organizzativi anche da parte della polizia giudiziaria (c’è il piccolo dettaglio dell’art. 109 della Costituzione che prevede(va) “Il Pm dispone direttamente della Polizia giudiziaria ..ma si sa è un fatto di forma) ,lasciati a sé stessi .
A questo punto sarà un po’ più difficile parlare di “giusto “ processo ,guardare in faccia le vittime dei reati ,immaginare una riforma “a costo zero” come qualcuno si sogna ,perché l’impatto della riforma sarà devastante e non per volontà dei magistrati ,ma per incapacità delle strutture di reggere i costi di una separazione di risorse organizzative che si rivelerà ,ogni giorno di più ,fatale per l’organizzazione processuale e il suo corretto funzionamento.
Non ci sarà più bisogno di paventare un Pm sottomesso all’esecutivo , il Pm diventerà un pò come quei difensori civici che si sentono un po’ delusi e un po’ inutili .
Una carriera “virtuale” sottomessa e basta ...appunto col cappello in mano.
Benedetto Croce ,grande liberale , diffidava della suggestione dei modelli normativi stranieri ,e amava ricordare che spesso si commette l’errore di non considerare che le ragioni del buon funzionamento del sistema normativo vanno ricercate invece nella società e nella storia di un Paese ,elementi originali e irripetibili ,e ricordava spesso la storiella di un tale atleta chiamato ad una competizione internazionale che vedendo un suo collega orbo correre molto più velocemente di lui ne dedusse che per correre ancora più velocemente egli si dovesse al più presto cavare un occhio ,e così fece.

lunedì 22 settembre 2008

ANM : documento conclusivo del CDC del 21 settembre e posizione di MI


Associazione Nazionale Magistrati


DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL CDC DEL 21 SETTEMBRE 2008


L’Anm ribadisce l’urgente necessità di un ampio processo di riforme dirette ad assicurare funzionalità ed efficacia al sistema giudiziario, secondo le proposte già presentate al Ministro della Giustizia in materia di riforma del processo civile e penale, revisione delle circoscrizione giudiziarie, depenalizzazione dei reati minori ed introduzione di pene alternative alla pena carceraria.
Siamo purtroppo costretti a constatare che il Governo è del tutto inadempiente rispetto alle reiterate richieste di interventi e, al contrario, ha effettuato drastiche riduzioni delle risorse finanziarie e del personale, che provocheranno a breve il definitivo allontanamento della prospettiva di qualunque risposta di giustizia ai cittadini.
L’Associazione Nazionale Magistrati, ben conscia del proprio ruolo e dell’impegno richiesto e mai negato, ritiene fondamentale verificare la concreta attuazione delle importanti innovazioni introdotte con la recente riforma dell'ordinamento giudiziario in tema di responsabilità disciplinare dei magistrati, di periodiche valutazioni di professionalità, di temporaneità degli incarichi direttivi ed organizzazione delle Procure come occasione per un ampio rinnovamento dell'istituzione giudiziaria, sempre finalizzato all’efficienza della risposta di giustizia.
Ricordiamo, inoltre, proprio nei giorni in cui ricorre il diciottesimo anniversario della morte del collega Rosario Livatino, che i magistrati italiani spesso esercitano le proprie funzioni in contesti ambientali caratterizzati da una diffusa criminalità organizzata ponendo a rischio l’incolumità personale, come avvenuto in recenti episodi.
Non è, quindi, in alcun modo funzionale all’efficacia del sistema giudiziario una riforma dell’assetto costituzionale della magistratura.
In quest’ottica l’Associazione riafferma le ragioni della sua contrarietà alla separazione delle carriere del giudice e del pubblico ministero, alla riforma della composizione del CSM per attribuire più spazio alla politica ed alla ulteriore revisione del sistema disciplinare.
Aumentare la partecipazione di esponenti politici nell’organo di governo autonomo ed in sede di giudizio disciplinare non sarebbe funzionale alla risoluzione delle reali problematiche, bensì unicamente a fornire alla politica un maggiore potere sui giudici ed a ridurre l’indipendenza e l’autonomia della magistratura.
Analogamente sono inaccettabili interventi, tanto più con legge ordinaria su importanti istituti processuali che operino surrettizie modifiche volte di fatto ad indebolire il sistema delle garanzie.
Chiediamo al Ministro della Giustizia, al Governo ed al Parlamento, di adottare subito tutte le iniziative necessarie per consentire ai magistrati di fornire risposte idonee ed in tempi rapidi alla domanda di giustizia nell’ambito dell’attuale assetto costituzionale.
In particolare, la gravissima disfunzione degli uffici giudiziari ed il profondo disagio dei magistrati che vi lavorano, gravemente accentuati dagli interventi in sede di legge finanziaria, impongono un incisivo impegno di denuncia e di protesta.
Pertanto, il Comitato Direttivo Centrale ribadisce il sostegno all’operato della Giunta Esecutiva Centrale ed auspica la massima partecipazione alle iniziative delegate alle sezioni distrettuali per denunciare le condizioni cui si trovano gli uffici giudiziari e gli effetti devastanti sulle risorse e sul personale dei recenti provvedimenti legislativi.
Roma, 21 settembre 2008
Magistratura Indipendente
Ribadisce il proprio giudizio critico sull'operato della Giunta che oggi si presenta a chiedere la ratifica di una serie di prese di posizione chesostanzialmente integrano ancora una volta la netta chiusura rispetto all'intero arco delle proposte di riforma ventilate a livello politico, senza con ciò entrare nel merito e controproporre, confrontandosi in tal modo con la realtà di alcuni dei problemi sollevati ed effettivamente esistenti (es. correntismo), che possono esser risolti con interventi di legislazione ordinaria (ad esempio sul sistema elettorale del CSM), senza procedere a modifiche costituzionali.
In particolare, per quanto riguarda il decreto legge sulle sedi disagiate, MI,pur condividendo la richiesta della GEC di attenuare il principio dell'assegnazione dei magistrati di prima nomina ad uffici penali monocratici e requirenti con previsione della possibilità di deroghe in casi eccezionali,ritiene che l'ultimo documento elaborato sul punto dalla GEC non ribadisca le controproposte praticabili in sede di conversione in legge del decreto, quali ad esempio l'istituto della "coassegnazione" dei procedimenti con altro magistrato anziano; ritiene inoltre che il documento non segnali con la dovuta forza l'incostituzionalità, per violazione del principio di inamovibilità dei magistrati, della disciplina sui trasferimenti nelle sedi a copertura immediata;il documento, poi, appare del tutto neutro sulla questione degli incentivieconomici per il trasferimento a domanda, laddove tali incentivi costituisconosicuramente uno degli strumenti praticabili per far fronte all'emergenza della copertura delle sedi disagiate; è comunque necessario introdurre specifiche modifiche al testo predisposto dal Governo onde evitare pregiudizi e trattamenti disomogenei tra i magistrati. Peraltro il concetto di sede disagiata non deveessere affidata a criteri meramente burocratici, ma deve esser agganciato a situazioni concrete e reali dei singoli uffici, quali la posizione geografica, icarichi di lavoro e gli indici di scopertura riferiti a un più ampio arco di tempo.
In ordine alle misure sulla limitazione delle intercettazioni telefoniche,condivise le critiche al testo predisposto dal Governo circa l'eccessiva ampiezza di tale limitazione che comprometterebbe la fattibilità o, comunque,l'efficacia di complesse indagini su reati di particolare gravità, resta ilproblema degli abusi che si sono verificati in concreto e in determinatesituazioni in particolare nella diffusione mediatica di intercettazioni prive di rilevanza con fatti di reato, che hanno leso gravemente il diritto allariservatezza di determinati cittadini. Rispetto a tale situazione, la risposta dell'ANM sembra porsi in una posizione di sostanziale indifferenza, al di là di esternazioni di principi (che peraltro s'incentrano anche su aspetti secondariper la magistratura quali la tutela del "diritto di cronaca"), a cui fa seguito però la indisponibilità a qualunque intervento riformatore a tale riguardo;ancora una volta assenza di una seria "autocritica", che accrescerebbe la legittimazione dell'ANM nella interlocuzione rispetto alle proposte riformatrici.
Quanto alla istituzione dell'ufficio stampa dell'ANM, si segnala l'inefficacia e l'onerosità di tale servizio, evidenziando che l'esigenza a cui si vorrebbe far fronte con l'istituzione di detto ufficio potrebbe essere meglio salvaguardata consentendo agli stessi vertici associativi di potersi dedicare con pienezza a tale funzione, anche attraverso la richiesta di riconoscimento delle normali prerogative delle rappresentanze sindacali.
MI stigmatizza, poi, il silenzio sull'attività dei Gruppi di lavoro, inparticolare di quelli incaricati di occuparsi delle riforme processuali. Se èvero, come è vero, che questi sono gli aspetti su cui si gioca la sfida dell'"efficienza" del sistema-giustizia, occorre che il CDC nella sua completezza conosca le elaborazioni e le proposte (se ci sono state) dei sovrabbondanti gruppi di lavoro da tempo nominati dall'attuale maggioranza dell'ANM.MI segnala con disappunto il clima dell'odierno CDC, nel quale si è respirato ancora più di altre volte un clima di sterile e pregiudiziale "contrapposizione politica", del tutto inadeguato ad affrontare la situazione attuale ed il sempre più diffuso disagio vissuto dal Colleghi nel lavoro quotidiano.Lo stato di agitazione finora non ha prodotto alcuna iniziativa concreta. E'tempo di passare dalle parole ai fatti.
MI stigmatizza in proposito la rinuncia della maggioranza a riflettere concretamente sulla cessazione delle attività svolte in supplenza da tutti gli operatori della giustizia secondo lo spirito dell'iniziativa per l' "Appello per la giustizia" come per prima ideata da magistratura indipendente.
Infine, MI richiama l'attenzione sui recenti gravi episodi di intimidazione posti in essere nei confronti di alcuni magistrati impegnati in processi dicriminalità organizzata: non si può sottovalutare il problema della sicurezzadei magistrati che operano in alcune aree del territorio nazionale.
Prendiamo atto con soddisfazione che il CDC, su iniziativa del nostro gruppo, ha deciso di prendere una posizione ferma su questo problema


Il Comitato Direttivo Centrale

domenica 7 settembre 2008

Battaglia (1967) : Più indipendenza per la magistratura

http://blog.panorama.it/opinioni/2007/08/17/adolfo-battaglia-1967-piu-indipendenza-per-la-magistratura/


da Panorama del 1 giugno 1967

di Adolfo Battaglia

Il delicato problema dell’indipendenza dei magistrati è venuto al pettine in questi giorni alla Commissione Giustizia della Camera dove si discute la riforma del Consiglio superiore della magistratura, cioè dell’organo che governa (o dovrebbe governare) i giudici italiani. E il duro scontro verbale che mercoledì scorso ha opposto il ministro Guardasigilli al leader dei deputati democristiani in Commissione, l’onorevole Breganze, conferma il fatto nuovo che emerge nel disegno di legge governativo presentato in marzo: che il Governo, nel contrasto di concezioni che divide la vecchia dalla nuova magistratura, ha fatto una scelta di indirizzo politico. Ha scelto in favore della nuova, anche se, nei limiti del possibile, non contro la vecchia magistratura.

È un fatto importante, perché segna la prima conclusione di una battaglia quasi decennale e apre, nello stesso tempo, una serie di problemi che per essere risolti speriamo non abbiano bisogno di altri 10 anni. Modifiche alla legge del 1958, che istituiva il Consiglio superiore, erano richieste dalla stessa Corte costituzionale. Nel 1963, infatti, la Corte aveva dichiarato illegittima la norma sull’intervento del ministro della Giustizia nelle decisioni del Consiglio: veniva abrogata, così, quella norma che limitava l’autonomia della magistratura dal Governo.
Ma i giudici, per essere realmente indipendenti, non debbono neppure essere condizionati da altri giudici. Per decenni, invece, la Corte di cassazione cui spetta la grande funzione di controllo della legittimità delle sentenze, ha esercitato un effettivo potere di direzione della magistratura. Quanto tale potere sia rilevante appare evidente dal fatto che la Cassazione esprime un preciso orientamento non solo giurisprudenziale ma anche, latamente, politico.
Sempre, in ogni Paese del mondo (e così anche in Italia), l’alta magistratura costituisce un elemento «conservatore», per la natura stessa delle sue funzioni, e che la rende strettamente compenetrata con la legge in vigore, quasi avvinta a essa, e naturalmente ostile alla legge nuova o innovatrice, che altera il sistema. Ma se i magistrati sono controllati dalla Cassazione non solo nell’applicazione della legge, ma anche per quanto riguarda carriera, promozioni (e quindi stipendi), sanzioni disciplinari, ecc., come non temere che la loro indipendenza sia «internamente» menomata? Come non temere che vi possa essere una loro umana inclinazione al conformismo giuridico e politico? È questo un punto su cui uomini autorevoli di tutte le parti politiche, dal liberale Bozzi al socialista Ferri, dal democristiano Leone al comunista Ingrao, sono perfettamente d’accordo.
La composizione del Consiglio superiore, fino a oggi, consentiva alla Cassazione di esercitare una sensibile influenza sui giudici. E la prima battaglia della «giovane» magistratura (di cui fanno parte, si intende, anziani magistrati, anche di Cassazione) era rivolta a modificare il sistema d’elezione del Consiglio. Il progetto Reale non soddisfa le esigenze della parte più radicale dell’Associazione nazionale dei magistrati, ma costituisce certo una soluzione di vari problemi. Il progetto modifica infatti la composizione della sezione disciplinare, sottraendola alla schiacciante maggioranza della Cassazione; elimina il presidente della Cassazione dalla sezione disciplinare e dalla presidenza della commissione per le promozioni; immette numerosi giudici d’Appello e di Tribunale nella segreteria del Consiglio superiore; e, soprattutto, modifica in senso più democratico il sistema d’elezione dei componenti il Consiglio, dando la possibilità a tutti i magistrati di votare per candidati non compresi nelle tre rose di nomi predisposte per la Cassazione, l’Appello e i Tribunali.
È questo un punto politicamente fondamentale perché consentirà in pratica di eleggere un Consiglio meno legato alla Cassazione e più rappresentativo della magistratura nel suo complesso: il che significherà un passo avanti nell’effettiva indipendenza dei giudici. Si comprende quindi perché il Guardasigilli è insorto quando una maggioranza eterogenea, di deputati democristiani e missini, ha alterato in Commissione il suo progetto, e si è recato immediatamente dal presidente del Consiglio. Poche ore dopo, veniva confermato che il Governo insisterà, in aula, sulla sua tesi, respingendo le modifiche della Commissione.
È sperabile che il progetto Reale sia presto approvato dalle due Camere (entro il gennaio 1968 dovrà infatti essere nominato il nuovo Consiglio superiore). Anche dopo la sua approvazione restano tuttavia alcune strozzature nel funzionamento del Consiglio che meriterebbero di essere eliminate. Per esempio, la commissione per la promozione in Cassazione resta affidata unicamente ai magistrati di Cassazione, i quali naturalmente valuteranno come titolo negativo nelle promozioni il non aver seguito l’indirizzo giurisprudenziale della Cassazione.

Una prima scelta. Un altro «centro di potere» deve essere democratizzato: la commissione per il conferimento di incarichi direttivi ai magistrati. E appare anche poco logico che le altre commissioni del Consiglio superiore siano nominate discrezionalmente dal comitato di presidenza, il quale, a sua volta, non è eletto da tutto il Consiglio, ma è composto per legge dal vicepresidente designato dal Parlamento, dal presidente e dal procuratore generale della Cassazione. La completa democratizzazione del Consiglio resta un obiettivo fondamentale: gran parte del malessere che si avverte entro la magistratura, e nei rapporti stessi tra l’ordine giudiziario e gli altri poteri dello Stato, dipende in effetti dall’attuale situazione chiusa. Ma è già qualche cosa che il Governo, dopo 10 anni, abbia compiuto una prima scelta tra le opposte esigenze di rinnovamento e di conservazione che agitano la magistratura.

Correntismo (e partitocrazia)



Soro considera utile l`idea di trasferire al Csm una composizione simile a quella della Consulta per debellare il «correntismo esasperato». «Su questo punto - spiega a chi nel partito rifiuta ritocchi alla Costituzione -penso sipossa cambiare la Carta senza mettere a-repentaglio l`autonomia dei magistrati».Autonomia invece  strenuamente difesa da Massimo D`Alema:

«Noi siamo contrari ad un regolamento di conti con i magistrati, siamo contrari adun intervento sulla giustizia che è volto a limitare e a colpire la magistratura, la sua autonomia e la sua indipendenza, siamo favorevoli invece a quelle riforme che rendono la giustizia più efficace, più moderna, più vicina ai cittadini, così come i cittadini si aspettano».

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Una postilla : Per farla finita col correntismo c'è da considerare una piccola cosa : vi è la stessa differenza tra correntismo e correnti che tra partitocrazia/ lottizzazione e partiti .

 Perciò per limitare i fenomeni degenerativi non ci sembra una bella idea quella di eliminare anche il pluralismo culturale che è un arricchimento della democrazia e non un fenomeno "degenerato". 

Come fare allora ? Servono iniziative da parte dei magistrati e della ANM in prima persona che non può fare finta di niente e non può limitarsi alle belle parole ,servono iniziative serie che in sede CSM nel pieno rispetto dell'autonomia dell'istituto ,e di straordinaria utilità sarebbe stata una carta deontologica per i suoi componenti (iniziativa stranamente bloccata sul nascere ) ,una ridefinizione ,nel mare magnum delle delibere consiliari di procedure ad evidenza pubblica per le sue decisioni che incidono sulla carriera dei magistrati affinchè il sospetto di nomine correntizie sia debellato e non con una nuova composizione (più "politica") ma con una nuova azione più  trasparente e quindi in grado di evidenziare PARAMETRI PRECISI  e non modificabili per qualsiasi nomina o decisione valutativa .

 Non è un caso che ormai il TAR del Lazio ha annullato tutto l'annullabile e sempre per gli stessi motivi ,cioè eccesso di potere e motivazioni inesistenti o contraddittorie : possibile che tutto questo non provochi una riflessione anche dentro la ANM? 

Possibile che non ci si renda conto che proprio  questo è il cuore del problema ,che non si può più fare finta di ignorarlo ,e che l'autonomia e l'indipendenza finiremo ben presto per perderla proprio se non interverranno iniziative interne e comuni di autoregolamentazione ? 

Perciò siamo più che mai convinti che serve una prospettiva "trasversale" altrimenti finiremo sì per appiattirci ,e definitivamente .


sabato 6 settembre 2008

ANM : LE RIFORME NECESSARIE

1 SETTEMBRE 2008
Sono presenti: PALAMARA, CASCINI, NATOLI, SICA, BALSAMO, CANEPA, DI GRAZIA, MOROSINI, ROSSI, SGROIA.
GIUSTIZIA: LE RIFORME NECESSARIE
"La giustizia in Italia ha urgente bisogno di riforme.

I cittadini italiani hanno diritto ad ottenere decisioni in tempi ragionevoli.
La sicurezza dei cittadini può essere garantita solo se il processo penale è in grado di funzionare.
L'Associazione Nazionale Magistrati è favorevole ad un ampio processo di riforme per assicurare il funzionamento della giustizia.
- Siamo favorevoli alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie con la soppressione degli uffici giudiziari minori.
- Siamo favorevoli alla riforma del processo civile, alla semplificazione dei riti, al processo civile telematico.
- Siamo favorevoli alla depenalizzazione dei reati minori e alla introduzione di pene alternative alla pena carceraria.
- Siamo favorevoli alla riforma del processo penale, con la eliminazione di tutti quei formalismi che di fatto impediscono di arrivare ad una sentenza in tempi ragionevoli.
- Siamo favorevoli alla introduzione della posta elettronica certificata nel processo penale e nel processo civile.

Dopo un ampio e sofferto dibattito durato oltre sei anni il Parlamento ha approvato una complessiva riforma dell'ordinamento giudiziario.
Una riforma approvata con il consenso di quasi tutti i gruppi parlamentari
- E' stata interamente riformata la responsabilità disciplinare dei magistrati.
- Sono state previste rigorose valutazioni di professionalità ogni quattro anni.
- E' stata inserita la temporaneità delle funzioni direttive.
- E' stata prevista una netta distinzione tra le funzioni di giudice e di pubblico ministero.

L'Associazione Nazionale Magistrati ritiene che le radicali riforme introdotte nell'ordinamento giudiziario richiedano di essere sperimentate e verificate sul campo.
- Una nuova riforma dell'assetto della magistratura non serve ai cittadini e al paese.
- Né serve al funzionamento della giustizia riaprire il dibattito e il confronto sul sistema costituzionale della magistratura.
L'Associazione Nazionale Magistrati è contraria a modifiche costituzionali del sistema delle garanzie.
- Siamo contrari alla separazione delle carriere del giudice e del pubblico ministero e alla creazione di un CSM separato per i pubblici ministeri, in quanto ne discenderebbe inevitabilmente la perdita di autonomia e di indipendenza del pubblico ministero.
- Siamo contrari alla riforma della composizione del CSM e alla riforma del sistema disciplinare.
- Il sistema di autogoverno non è certamente immune da difetti e disfunzioni.

Ma aumentare il peso della politica nell'organo di autogoverno e in sede di giudizio disciplinare non servirà a risolvere i problemi reali, servirà solo a dare maggiore potere alla politica sui giudici e a ridurre la indipendenza e l'autonomia della magistratura.
Sfidiamo chiunque a sostenere che i magistrati scelti per dirigere gli uffici giudiziari da parte di un CSM a maggioranza politica sarebbero migliori di quelli attuali.

venerdì 5 settembre 2008

Scott Turow : una verità "nascosta"

Vale la pena leggersi l'intervista di Scott Turow ,definito il padre del legal thriller sul Messaggero a pag. 23 (Cultura) ,alla domanda del giornalista .."da noi c'è sfiducia nei confronti della giustizia troppo lenta . E' un atteggiamento diffuso anche in America ? " risponde : "Certamente ,visto che anche da noi le cose non funzionano . Senza contare che il nostro ordinamento prevede l'elezione popolare dei magistrati ,che sono quindi sensibili alle pressioni del potere politico e dell'opinione pubblica . Si tratta di un rischio mortale per un sistema delicato come è quello giudiziario, che voi correte in misura decisamente minore . Sulla base della mia esperienza devo dire che la giustizia italiana mi sembra preferibile a quella statunitense perchè meno permeabile dalla corruzione" .

giovedì 4 settembre 2008

RIFORME APPARENTI E VENTI (DI GUERRA)


Come era largamente prevedibile sorrisi e aperture - manifestate con grande enfasi al congresso della ANM – hanno lasciato spazio a progetti di riforma preoccupanti quanto improvvisati e soprattutto poco trasparenti anche se annunciati con effetto .

I magistrati –pm e giudici-sono additati insieme come unici responsabili dello sfascio del sistema giudiziario ,lasciato a sé stesso senza speranze e senza risorse da una politica incapace di ascoltare e di capire ,anzi fin troppo attenta a cogliere l’occasione per “riformare” le istituzioni senza tener conto dei valori costituzionali in gioco ,col pretesto di “venir incontro” alle esigenze dei cittadini ed in realtà attenta solo a riacquistare un ruolo centrale e decisorio nel “governo” della magistratura . La magistratura tutta va così prima di tutto ricondotta ad un ruolo statico e marginale nei confini di rigida applicazione delle norme , se possibile non deve più rivendicare la propria indipendenza ,ma deve essere soggetta non alla legge ma alle esigenze del popolo sovrano ,magari diventare d’ora in poi proprio manifestazione “di popolo” ,espressione diretta del popolo stesso anziché antiquata forma burocratica di esercizio di un “vecchio” potere che non convince più nessuno.
I magistrati vanno “reindirizzati” ,non è bastata evidentemente tutta una riforma dell’ordinamento giudiziario che per la prima volta nella storia italiana ha consentito valutazioni disciplinari nel merito dei provvedimenti giudiziari ,ha riorganizzato (ed è stato un ritorno al passato) gli uffici del pubblico ministero secondo un modello gerarchico e rigido ,con buona pace dei richiami impropri e generici alla memoria di Giovanni Falcone . Bisogna fare di più : giudici se possibile timidi davanti al potente di turno e Pm “separati” e soprattutto ricondotti all’ordine gerarchico cioè ossequiosi e soprattutto “discreti” e comunque meglio se letteralmente seppelliti dai processetti ,esattamente come Falcone in vita,meglio ancora se inesorabili con ladri di galline e ovviamente muti e ossequiosi se qualcuno alza la voce ,o se ha le spalle ben coperte.

La prospettiva è una giustizia dove il principio dell’eguaglianza solennemente declinato e declamato nelle aule giudiziarie finisca per essere relativo ,come tutto poi il giusto e l’ingiusto ,il vero e il falso ,il morale e l’immorale . Tutto è relativo ed anche la giustizia dovrà adeguarsi .

I magistrati sono allora indicati come “fannulloni” istituzionali e qualche volta ,neanche tanto indirettamente come veri e propri eversori in toga ,maionese impazzita di un sistema giudiziario ormai degenerato per cui “sistemandoli” a dovere il sistema stesso ritroverebbe magicamente coerenza e funzionalità ,sono loro -a parere di tutti ,o almeno della maggioranza delle opinioni che contano- gli ingranaggi bloccati che debbono essere revisionati e se possibile sostituiti per fare funzionare la macchina della giustizia ,peraltro da loro ingolfata non certo da un sistema di leggi sostanziale e processuale dove al sovrabbondante numero delle norme corrisponde una varietà di meccanismi procedimentali che non ha eguali al mondo,in barba ai ben noti “classici” principi Chiovendiani della “concentrazione-oralità-immediatezza” .Ma si sa ,citarli è inutile ,e poi chi si ricorda di Giuseppe Chiovenda oggi?
Meglio il modello di Forum alla TV ,meglio il Pm americano che si vede nei telefilm a Los Angeles o New York ,quello sì che è un modello funzionale . E peraltro tutti i riformisti dimenticano di dire che nel modello americano il giudice non giudica le responsabilità ,perché quello è il compito di una giuria popolare (sulla cui legittimazione senza pregiudizi combattono lungamente accusa e difesa) ,negli Stati Uniti il giudice applica la pena adeguata e basta ,e le critiche smodate cui siamo abituati ormai ad assistere quotidianamente sarebbero qualificate come oltraggiose (oltraggio alla Corte) . Il Pm viene eletto a furor di popolo e promette tolleranza zero o tolleranza uno ,due o tre a seconda della propria base elettorale ,e sarebbe anche opportuno introdurlo al più presto in Italia ,qualcuno suggerisce.
Ora al di là di ogni valutazione di merito sui modelli giudiziari ,resta il fatto che nessun modello organizzativo –pur funzionale che appaia - può realisticamente essere introdotto senza notevoli costi (economici) e senza problematiche strutturali e procedimentali complesse (dotazione immediata di mezzi e strutture e di personale oggi nella medesima amministrazione) che finirebbero per mettere ancora più in crisi un sistema giudiziario già di per sé rallentato.
Ci vuole un forte senso di masochismo per immaginare riforme così impegnative in condizioni complessive così miserevoli ,anche a non voler considerare i pur rilevantissimi profili di coerenza e legittimità costituzionale.
Il vero problema è allora stabilire “insieme” priorità immediate ,ed affrontarle subito in modo condiviso ,individuando rimedi chiari come la depenalizzazione dei reati minori,l’introduzione di pene alterative non detentive,moduli processuali più solleciti per i reati di maggior allarme sociale ,forme di mediazione ,semplificando ove possibile i bizantinismi processuali e introducendo sistemi avanzati di comunicazione “sicuri” .
Nel processo penale e civile solo la semplificazione delle procedure (riforma a costo zero) potrebbe avere effetti straordinari . Ma pochi colgono il senso di queste semplici esigenze ,quello che conta è il colpo ad effetto il rimedio “storico” alla crisi del sistema .
I magistrati sono “ordinari” anche se straordinario è il loro senso del dovere e del servizio ,che li porta a sobbarcarsi spese e ruoli impropri (qualcuno tra i consueti opinionisti della riforma ha mai assistito ad un giudizio civile ? E come reagirebbero i medici se fossero chiamati insieme ad organizzare gli ospedali e fare da infermieri e portantini ? Chi sa che il livello delle risorse umane e strutturali assegnate all’amministrazione della giustizia è il più basso di sempre ? ).
Magistrati senza speranze e senza illusioni politiche ,donne e uomini, giovani e anziani ,che sbagliano certamente –come si sbaglia umanamente in ogni categoria- ma che hanno diritto ,come tutti al rispetto per i loro sacrifici quotidiani che nessuno sa e che nessuno ha il coraggio di documentare ,magistrati che si dividono e si impegnano in proposte di miglioramento della (dura) realtà giudiziaria che non è solo rivendicazione salariale (come qualcuno insiste a dire in modo miope davvero) ma è tentativo di garantire il senso del decoro e della dignità di una funzione pubblica ,quella giudiziaria oggi come non mai vilipesa e vituperata .

L’Anm fa quello che può ,e forse anche può quello che fa ,e non è giusto proprio ora suonare delle trombe di distinguo che appaiono stonate .
Esse suonano come una ritirata o forse un silenzio fuori ordinanza che cerca di richiamare e di spostare consensi o peggio di suonare come vero e proprio ammiccamento non disinteressato verso una politica che potrebbe dare segni di gratidudine . Ma il punto è che alle sirene della politica molti hanno ceduto (in egual misura poi tanto a destra come a sinistra) e di risultati il sistema giudiziario ne ha visti pochi ,di iniziative informate di riforma se ne sono viste ancor meno e tanto meno pervenire da chi ha scelto ,con o senza vocazione autentica , il ruolo del legislatore o di magistrato "prestato" alla politica. E questo è anche perchè in fondo anche il sistema politico in generale è in crisi e la degenerazione del sistema maggioritario sfuma ogni giorno di più i confini tra gli altri due poteri legislativo ed esecutivo ,ed il primo si riduce sempre di più ad un ruolo insignificante.
Eppure proprio oggi bisognerebbe prima di tutto cercare di individuare le ragioni ed il senso vero dell’associazionismo giudiziario in modo sereno ,manifestare semplicemente i punti fermi di rispetto per valori centrali come sono ,e dovrebbero continuare ad essere ,l’equilibrio costituzionale tra i poteri dello Stato e l’indipendenza non come privilegio ma come condizione primaria per un servizio che è reso alla collettività dei cittadini in nome e per conto del popolo italiano nell’esercitare una funzione giurisdizionale essenziale quanto delicata ,problematica quanto ,troppe volte, fraintesa .
Le correnti hanno avuto il loro ruolo non secondario nella crisi degenerativa del sistema ,ma una cosa è tentare dall’interno il cambiamento ,prima di tutto migliorando gli strumenti di consultazione e di espressione dell’associazione ,esprimendo e difendendo precise proposte alternative e di possibile riforma ,anche chiedendo una Assemblea generale ed altro è manifestare sempre e comunque una voce dissenziente e di dissociazione di cui pochi colgono ,ora,il senso .
Le correnti mini"partiti" dei magistrati ,registrano amaramente il proprio fallimento perchè hanno perso qualsiasi spinta ideale ,non hanno saputo o potuto rinnovarsi e si sono autoridotte a circuito di gestione dei politici "interni" ,i magistrati "eletti" quelli ,pochi che possono contare qualcosa ancora "rappresentando" la magistratura all'esterno in un ruolo che è più politico che sindacale ,più ormai declamatorio di formule rituali che davvero propositivo .
Le nostre proposte sono ancora qua ,e ci crediamo ,immaginiamo una diversa organizzazione degli uffici giudiziari con una giustizia di prossimità ,immaginiamo una riforma che ponga fine agli inutili orpelli processuali introdotti da una stratificazione normativa che ha padri nobili tanto a destra quanto a sinistra più vicina letteralmente ai cittadini con forte attenzione alle realtà metropolitane ,immaginiamo criteri omogenei (e non variabili) per la valutazione delle esperienze dei magistrati ,per valorizzare non genericamente “il merito” ma la professionalità concretamente manifestata con parametri non modificabili dalle maggioranze consiliari di turno (e magari imposte dalla componente politica che qualcuno vorrebbe rafforzare ) e questo semplificherebbe non poco lo scenario drammatico della organizzazione delle carriere senza creare scompensi ,immaginiamo un CSM che sappia darsi regole di autogoverno spontaneamente e soprattutto un passo indietro nelle sue decisioni degli apparati organizzati con trasparenza e apertura a chiunque voglia dare il proprio contributo ,immaginiamo l’adozione spontanea di incompatibilità tra ruoli associativi e ruoli istituzionali per non vedere più magistrati divisi tra “eletti” e non .
Crediamo ancora oggi nelle nostre proposte proprio perché continueremo ad esprimerle in modo “trasversale” e siamo certi che la loro adozione ,anche se solo in parte, darebbe un segnale importante ai cittadini ,meglio di qualsiasi comunicato stampa.
Un segnale di cambiamento,vero. Controcorrente appunto.