martedì 23 settembre 2008
Col cappello in mano ..
Immaginiamo anche qualcosa di più ,perché la legge istituisce un nuovo ruolo di personale della magistratura ,appunto quella requirente e fin qui tutto a posto ,i magistrati dell’accusa in servizio alla data etc. etc. costituiscono il ruolo della “avvocatura dell’accusa” (o del pubblico ministero ,è più semplice) mentre quelli che svolgono funzioni giudicanti costituiranno un ruolo separato senza possibilità di passaggi dall’una all’altra funzione ,in modo inesorabile (persino per il civile o il giudice familiare) . Ma va bene così ,di fatto la funzione è già “separata” e con l’entrata in vigore della legge Mastella e il normale lentissimo iter delle procedure di trasferimento dei magistrati il mondo giudiziario è già diviso in due ,con buona pace di qualsiasi possibile opzione per il personale giudiziario diritto ben conosciuto nel pubblico impiego ogni qual volta si forma un ruolo nuovo (o si istituisce per esempio un ruolo centrale e un ruolo periferico) .
Eccoli gli “avvocati dell’accusa” pronti a giocare il loro ruolo inedito di Attorney (e qui la visione di troppi telefilm americani ha ingannato qualcuno perché non è vero che negli Usa i processi li fa la polizia ,servono eccome anche là i Pm per poter anticipare proprio nella ricerca delle prove prima del dibattimento elementi che potranno essere valutati come attendibili e importanti per confermare un’imputazione ) .
Ma.
C’è un ma ,ed è quello che riguarda il passato ,milioni e milioni di fascicoli e di procedimenti (piccoli e grandi ,dalla molestia all’omicidio, dall’associazione a delinquere di stampo mafioso alla corruzione) transiteranno da un uffici ad un altro ,magari da una zona della città ad un’altra ,e fin qui passi perché è un problema di trasloco e basta ,ma cosa avverrà al personale amministrativo ? Cancellieri e segretari ,addetti vari finiranno per essere “trasferiti” ad altro ufficio ,scatteranno contenziosi su contenziosi per ragioni varie di qualifica e di distanza ,i tanto sospirati avvocati dell’accusa si troveranno privi di stanze (sloggiati ,magari a furor di popolo dai recinti dei tribunali) e privi anche di ausilio e risorse ,peraltro incapaci di sostegni organizzativi anche da parte della polizia giudiziaria (c’è il piccolo dettaglio dell’art. 109 della Costituzione che prevede(va) “Il Pm dispone direttamente della Polizia giudiziaria ..ma si sa è un fatto di forma) ,lasciati a sé stessi .
A questo punto sarà un po’ più difficile parlare di “giusto “ processo ,guardare in faccia le vittime dei reati ,immaginare una riforma “a costo zero” come qualcuno si sogna ,perché l’impatto della riforma sarà devastante e non per volontà dei magistrati ,ma per incapacità delle strutture di reggere i costi di una separazione di risorse organizzative che si rivelerà ,ogni giorno di più ,fatale per l’organizzazione processuale e il suo corretto funzionamento.
Non ci sarà più bisogno di paventare un Pm sottomesso all’esecutivo , il Pm diventerà un pò come quei difensori civici che si sentono un po’ delusi e un po’ inutili .
Una carriera “virtuale” sottomessa e basta ...appunto col cappello in mano.
Benedetto Croce ,grande liberale , diffidava della suggestione dei modelli normativi stranieri ,e amava ricordare che spesso si commette l’errore di non considerare che le ragioni del buon funzionamento del sistema normativo vanno ricercate invece nella società e nella storia di un Paese ,elementi originali e irripetibili ,e ricordava spesso la storiella di un tale atleta chiamato ad una competizione internazionale che vedendo un suo collega orbo correre molto più velocemente di lui ne dedusse che per correre ancora più velocemente egli si dovesse al più presto cavare un occhio ,e così fece.
lunedì 22 settembre 2008
ANM : documento conclusivo del CDC del 21 settembre e posizione di MI
Associazione Nazionale Magistrati
DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL CDC DEL 21 SETTEMBRE 2008
L’Anm ribadisce l’urgente necessità di un ampio processo di riforme dirette ad assicurare funzionalità ed efficacia al sistema giudiziario, secondo le proposte già presentate al Ministro della Giustizia in materia di riforma del processo civile e penale, revisione delle circoscrizione giudiziarie, depenalizzazione dei reati minori ed introduzione di pene alternative alla pena carceraria.
Siamo purtroppo costretti a constatare che il Governo è del tutto inadempiente rispetto alle reiterate richieste di interventi e, al contrario, ha effettuato drastiche riduzioni delle risorse finanziarie e del personale, che provocheranno a breve il definitivo allontanamento della prospettiva di qualunque risposta di giustizia ai cittadini.
L’Associazione Nazionale Magistrati, ben conscia del proprio ruolo e dell’impegno richiesto e mai negato, ritiene fondamentale verificare la concreta attuazione delle importanti innovazioni introdotte con la recente riforma dell'ordinamento giudiziario in tema di responsabilità disciplinare dei magistrati, di periodiche valutazioni di professionalità, di temporaneità degli incarichi direttivi ed organizzazione delle Procure come occasione per un ampio rinnovamento dell'istituzione giudiziaria, sempre finalizzato all’efficienza della risposta di giustizia.
Ricordiamo, inoltre, proprio nei giorni in cui ricorre il diciottesimo anniversario della morte del collega Rosario Livatino, che i magistrati italiani spesso esercitano le proprie funzioni in contesti ambientali caratterizzati da una diffusa criminalità organizzata ponendo a rischio l’incolumità personale, come avvenuto in recenti episodi.
Non è, quindi, in alcun modo funzionale all’efficacia del sistema giudiziario una riforma dell’assetto costituzionale della magistratura.
In quest’ottica l’Associazione riafferma le ragioni della sua contrarietà alla separazione delle carriere del giudice e del pubblico ministero, alla riforma della composizione del CSM per attribuire più spazio alla politica ed alla ulteriore revisione del sistema disciplinare.
Aumentare la partecipazione di esponenti politici nell’organo di governo autonomo ed in sede di giudizio disciplinare non sarebbe funzionale alla risoluzione delle reali problematiche, bensì unicamente a fornire alla politica un maggiore potere sui giudici ed a ridurre l’indipendenza e l’autonomia della magistratura.
Analogamente sono inaccettabili interventi, tanto più con legge ordinaria su importanti istituti processuali che operino surrettizie modifiche volte di fatto ad indebolire il sistema delle garanzie.
Chiediamo al Ministro della Giustizia, al Governo ed al Parlamento, di adottare subito tutte le iniziative necessarie per consentire ai magistrati di fornire risposte idonee ed in tempi rapidi alla domanda di giustizia nell’ambito dell’attuale assetto costituzionale.
In particolare, la gravissima disfunzione degli uffici giudiziari ed il profondo disagio dei magistrati che vi lavorano, gravemente accentuati dagli interventi in sede di legge finanziaria, impongono un incisivo impegno di denuncia e di protesta.
Pertanto, il Comitato Direttivo Centrale ribadisce il sostegno all’operato della Giunta Esecutiva Centrale ed auspica la massima partecipazione alle iniziative delegate alle sezioni distrettuali per denunciare le condizioni cui si trovano gli uffici giudiziari e gli effetti devastanti sulle risorse e sul personale dei recenti provvedimenti legislativi.
Roma, 21 settembre 2008
Il Comitato Direttivo Centrale
domenica 7 settembre 2008
Battaglia (1967) : Più indipendenza per la magistratura
da Panorama del 1 giugno 1967
di Adolfo Battaglia
Il delicato problema dell’indipendenza dei magistrati è venuto al pettine in questi giorni alla Commissione Giustizia della Camera dove si discute la riforma del Consiglio superiore della magistratura, cioè dell’organo che governa (o dovrebbe governare) i giudici italiani. E il duro scontro verbale che mercoledì scorso ha opposto il ministro Guardasigilli al leader dei deputati democristiani in Commissione, l’onorevole Breganze, conferma il fatto nuovo che emerge nel disegno di legge governativo presentato in marzo: che il Governo, nel contrasto di concezioni che divide la vecchia dalla nuova magistratura, ha fatto una scelta di indirizzo politico. Ha scelto in favore della nuova, anche se, nei limiti del possibile, non contro la vecchia magistratura.
È un fatto importante, perché segna la prima conclusione di una battaglia quasi decennale e apre, nello stesso tempo, una serie di problemi che per essere risolti speriamo non abbiano bisogno di altri 10 anni. Modifiche alla legge del 1958, che istituiva il Consiglio superiore, erano richieste dalla stessa Corte costituzionale. Nel 1963, infatti, la Corte aveva dichiarato illegittima la norma sull’intervento del ministro della Giustizia nelle decisioni del Consiglio: veniva abrogata, così, quella norma che limitava l’autonomia della magistratura dal Governo.
Ma i giudici, per essere realmente indipendenti, non debbono neppure essere condizionati da altri giudici. Per decenni, invece, la Corte di cassazione cui spetta la grande funzione di controllo della legittimità delle sentenze, ha esercitato un effettivo potere di direzione della magistratura. Quanto tale potere sia rilevante appare evidente dal fatto che la Cassazione esprime un preciso orientamento non solo giurisprudenziale ma anche, latamente, politico.
Sempre, in ogni Paese del mondo (e così anche in Italia), l’alta magistratura costituisce un elemento «conservatore», per la natura stessa delle sue funzioni, e che la rende strettamente compenetrata con la legge in vigore, quasi avvinta a essa, e naturalmente ostile alla legge nuova o innovatrice, che altera il sistema. Ma se i magistrati sono controllati dalla Cassazione non solo nell’applicazione della legge, ma anche per quanto riguarda carriera, promozioni (e quindi stipendi), sanzioni disciplinari, ecc., come non temere che la loro indipendenza sia «internamente» menomata? Come non temere che vi possa essere una loro umana inclinazione al conformismo giuridico e politico? È questo un punto su cui uomini autorevoli di tutte le parti politiche, dal liberale Bozzi al socialista Ferri, dal democristiano Leone al comunista Ingrao, sono perfettamente d’accordo.
La composizione del Consiglio superiore, fino a oggi, consentiva alla Cassazione di esercitare una sensibile influenza sui giudici. E la prima battaglia della «giovane» magistratura (di cui fanno parte, si intende, anziani magistrati, anche di Cassazione) era rivolta a modificare il sistema d’elezione del Consiglio. Il progetto Reale non soddisfa le esigenze della parte più radicale dell’Associazione nazionale dei magistrati, ma costituisce certo una soluzione di vari problemi. Il progetto modifica infatti la composizione della sezione disciplinare, sottraendola alla schiacciante maggioranza della Cassazione; elimina il presidente della Cassazione dalla sezione disciplinare e dalla presidenza della commissione per le promozioni; immette numerosi giudici d’Appello e di Tribunale nella segreteria del Consiglio superiore; e, soprattutto, modifica in senso più democratico il sistema d’elezione dei componenti il Consiglio, dando la possibilità a tutti i magistrati di votare per candidati non compresi nelle tre rose di nomi predisposte per la Cassazione, l’Appello e i Tribunali.
È questo un punto politicamente fondamentale perché consentirà in pratica di eleggere un Consiglio meno legato alla Cassazione e più rappresentativo della magistratura nel suo complesso: il che significherà un passo avanti nell’effettiva indipendenza dei giudici. Si comprende quindi perché il Guardasigilli è insorto quando una maggioranza eterogenea, di deputati democristiani e missini, ha alterato in Commissione il suo progetto, e si è recato immediatamente dal presidente del Consiglio. Poche ore dopo, veniva confermato che il Governo insisterà, in aula, sulla sua tesi, respingendo le modifiche della Commissione.
È sperabile che il progetto Reale sia presto approvato dalle due Camere (entro il gennaio 1968 dovrà infatti essere nominato il nuovo Consiglio superiore). Anche dopo la sua approvazione restano tuttavia alcune strozzature nel funzionamento del Consiglio che meriterebbero di essere eliminate. Per esempio, la commissione per la promozione in Cassazione resta affidata unicamente ai magistrati di Cassazione, i quali naturalmente valuteranno come titolo negativo nelle promozioni il non aver seguito l’indirizzo giurisprudenziale della Cassazione.
Una prima scelta. Un altro «centro di potere» deve essere democratizzato: la commissione per il conferimento di incarichi direttivi ai magistrati. E appare anche poco logico che le altre commissioni del Consiglio superiore siano nominate discrezionalmente dal comitato di presidenza, il quale, a sua volta, non è eletto da tutto il Consiglio, ma è composto per legge dal vicepresidente designato dal Parlamento, dal presidente e dal procuratore generale della Cassazione. La completa democratizzazione del Consiglio resta un obiettivo fondamentale: gran parte del malessere che si avverte entro la magistratura, e nei rapporti stessi tra l’ordine giudiziario e gli altri poteri dello Stato, dipende in effetti dall’attuale situazione chiusa. Ma è già qualche cosa che il Governo, dopo 10 anni, abbia compiuto una prima scelta tra le opposte esigenze di rinnovamento e di conservazione che agitano la magistratura.
Correntismo (e partitocrazia)
Soro considera utile l`idea di trasferire al Csm una composizione simile a quella della Consulta per debellare il «correntismo esasperato». «Su questo punto - spiega a chi nel partito rifiuta ritocchi alla Costituzione -penso sipossa cambiare la Carta senza mettere a-repentaglio l`autonomia dei magistrati».Autonomia invece strenuamente difesa da Massimo D`Alema:
«Noi siamo contrari ad un regolamento di conti con i magistrati, siamo contrari adun intervento sulla giustizia che è volto a limitare e a colpire la magistratura, la sua autonomia e la sua indipendenza, siamo favorevoli invece a quelle riforme che rendono la giustizia più efficace, più moderna, più vicina ai cittadini, così come i cittadini si aspettano».
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Una postilla : Per farla finita col correntismo c'è da considerare una piccola cosa : vi è la stessa differenza tra correntismo e correnti che tra partitocrazia/ lottizzazione e partiti .
Perciò per limitare i fenomeni degenerativi non ci sembra una bella idea quella di eliminare anche il pluralismo culturale che è un arricchimento della democrazia e non un fenomeno "degenerato".
Come fare allora ? Servono iniziative da parte dei magistrati e della ANM in prima persona che non può fare finta di niente e non può limitarsi alle belle parole ,servono iniziative serie che in sede CSM nel pieno rispetto dell'autonomia dell'istituto ,e di straordinaria utilità sarebbe stata una carta deontologica per i suoi componenti (iniziativa stranamente bloccata sul nascere ) ,una ridefinizione ,nel mare magnum delle delibere consiliari di procedure ad evidenza pubblica per le sue decisioni che incidono sulla carriera dei magistrati affinchè il sospetto di nomine correntizie sia debellato e non con una nuova composizione (più "politica") ma con una nuova azione più trasparente e quindi in grado di evidenziare PARAMETRI PRECISI e non modificabili per qualsiasi nomina o decisione valutativa .
Non è un caso che ormai il TAR del Lazio ha annullato tutto l'annullabile e sempre per gli stessi motivi ,cioè eccesso di potere e motivazioni inesistenti o contraddittorie : possibile che tutto questo non provochi una riflessione anche dentro la ANM?
Possibile che non ci si renda conto che proprio questo è il cuore del problema ,che non si può più fare finta di ignorarlo ,e che l'autonomia e l'indipendenza finiremo ben presto per perderla proprio se non interverranno iniziative interne e comuni di autoregolamentazione ?
Perciò siamo più che mai convinti che serve una prospettiva "trasversale" altrimenti finiremo sì per appiattirci ,e definitivamente .
sabato 6 settembre 2008
ANM : LE RIFORME NECESSARIE
Sono presenti: PALAMARA, CASCINI, NATOLI, SICA, BALSAMO, CANEPA, DI GRAZIA, MOROSINI, ROSSI, SGROIA.
GIUSTIZIA: LE RIFORME NECESSARIE
"La giustizia in Italia ha urgente bisogno di riforme.
I cittadini italiani hanno diritto ad ottenere decisioni in tempi ragionevoli.
La sicurezza dei cittadini può essere garantita solo se il processo penale è in grado di funzionare.
L'Associazione Nazionale Magistrati è favorevole ad un ampio processo di riforme per assicurare il funzionamento della giustizia.
- Siamo favorevoli alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie con la soppressione degli uffici giudiziari minori.
- Siamo favorevoli alla riforma del processo civile, alla semplificazione dei riti, al processo civile telematico.
- Siamo favorevoli alla depenalizzazione dei reati minori e alla introduzione di pene alternative alla pena carceraria.
- Siamo favorevoli alla riforma del processo penale, con la eliminazione di tutti quei formalismi che di fatto impediscono di arrivare ad una sentenza in tempi ragionevoli.
- Siamo favorevoli alla introduzione della posta elettronica certificata nel processo penale e nel processo civile.
Dopo un ampio e sofferto dibattito durato oltre sei anni il Parlamento ha approvato una complessiva riforma dell'ordinamento giudiziario.
Una riforma approvata con il consenso di quasi tutti i gruppi parlamentari
- E' stata interamente riformata la responsabilità disciplinare dei magistrati.
- Sono state previste rigorose valutazioni di professionalità ogni quattro anni.
- E' stata inserita la temporaneità delle funzioni direttive.
- E' stata prevista una netta distinzione tra le funzioni di giudice e di pubblico ministero.
L'Associazione Nazionale Magistrati ritiene che le radicali riforme introdotte nell'ordinamento giudiziario richiedano di essere sperimentate e verificate sul campo.
- Una nuova riforma dell'assetto della magistratura non serve ai cittadini e al paese.
- Né serve al funzionamento della giustizia riaprire il dibattito e il confronto sul sistema costituzionale della magistratura.
L'Associazione Nazionale Magistrati è contraria a modifiche costituzionali del sistema delle garanzie.
- Siamo contrari alla separazione delle carriere del giudice e del pubblico ministero e alla creazione di un CSM separato per i pubblici ministeri, in quanto ne discenderebbe inevitabilmente la perdita di autonomia e di indipendenza del pubblico ministero.
- Siamo contrari alla riforma della composizione del CSM e alla riforma del sistema disciplinare.
- Il sistema di autogoverno non è certamente immune da difetti e disfunzioni.
Ma aumentare il peso della politica nell'organo di autogoverno e in sede di giudizio disciplinare non servirà a risolvere i problemi reali, servirà solo a dare maggiore potere alla politica sui giudici e a ridurre la indipendenza e l'autonomia della magistratura.
Sfidiamo chiunque a sostenere che i magistrati scelti per dirigere gli uffici giudiziari da parte di un CSM a maggioranza politica sarebbero migliori di quelli attuali.
venerdì 5 settembre 2008
Scott Turow : una verità "nascosta"
giovedì 4 settembre 2008
RIFORME APPARENTI E VENTI (DI GUERRA)
Come era largamente prevedibile sorrisi e aperture - manifestate con grande enfasi al congresso della ANM – hanno lasciato spazio a progetti di riforma preoccupanti quanto improvvisati e soprattutto poco trasparenti anche se annunciati con effetto .
I magistrati –pm e giudici-sono additati insieme come unici responsabili dello sfascio del sistema giudiziario ,lasciato a sé stesso senza speranze e senza risorse da una politica incapace di ascoltare e di capire ,anzi fin troppo attenta a cogliere l’occasione per “riformare” le istituzioni senza tener conto dei valori costituzionali in gioco ,col pretesto di “venir incontro” alle esigenze dei cittadini ed in realtà attenta solo a riacquistare un ruolo centrale e decisorio nel “governo” della magistratura . La magistratura tutta va così prima di tutto ricondotta ad un ruolo statico e marginale nei confini di rigida applicazione delle norme , se possibile non deve più rivendicare la propria indipendenza ,ma deve essere soggetta non alla legge ma alle esigenze del popolo sovrano ,magari diventare d’ora in poi proprio manifestazione “di popolo” ,espressione diretta del popolo stesso anziché antiquata forma burocratica di esercizio di un “vecchio” potere che non convince più nessuno.
La prospettiva è una giustizia dove il principio dell’eguaglianza solennemente declinato e declamato nelle aule giudiziarie finisca per essere relativo ,come tutto poi il giusto e l’ingiusto ,il vero e il falso ,il morale e l’immorale . Tutto è relativo ed anche la giustizia dovrà adeguarsi .